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C’è paragrafo contenuto nella relazione del procuratore generale nel quale si fa riferimento ai “bambini-soldato” che rischia di passare inosservato nonostante il titolo inquietante, tra il marasma di numeri contenuti nelle 400 pagine della relazione sull’amministrazione della giustizia nel distretto della corte di appello di Salerno, consegnata in occasione dell’assemblea generale di questa mattina, alla cittadella giudiziaria di Salerno. Il procuratore generale, invece, ha voluto porre l’attenzione su un aspetto citato dal procuratore della Repubblica presso il tribunale per i Minori di Salerno che ha riscontrato un significativo aumento del numero di minori stranieri non accompagnati che sono raddoppiati passando dai 102 collocamenti del periodo precedente ai 203 del periodo in esame. Numeri che sono conseguenze della nuova ed inattesa emergenza umanitaria con minori ucraini in fuga dalla guerra e che hanno messo a dura prova le risorse personali e materiali degli uffici minorili. Buona, scrive il procuratore Primicerio nella sua relazione,  la risposta fornita attraverso una straordinaria sinergia istituzionale che hanno portato alla redazione di specifiche direttive anche alle forze dell’ordine ed i servizi sociali per la gestione dell’accoglienza e la definizione delle procedure per i collocamenti l’apertura delle tutele. Ma a preoccupare la Procura è l’esponenziale aumento di casi di gravi disturbi del comportamento tra i minori stranieri non accompagnati o spesso provenienti da zone di guerra o da situazioni di quasi schiavitù schiavitù come inevitabili effetti a catena sui coetanei presenti nelle stesse strutture. Si assiste sempre più spesso a dinamiche di gruppi avversari anche all’interno delle stesse comunità. Il Procuratore fa riferimento a storie emblematiche di giovani minorenni tutte accomunate dal dramma di chi è costretto dalla Guerra o dalla fame assoluta a lasciare il paese di origine in una fase delicata dell’adolescenza cercando di rimuovere dalla mente l’immagine della propria famiglia e ucciso dai soldati e affrontando il viaggio ammassato con altri migranti, in condizioni disumane.
Disturbi comportamentali che portano questi ragazzi all’uso di coltelli, a minacciare i responsabili delle strutture in cui sono collocati ed anche gli agenti chiamati ad intervenire. Ne deriva un clima di tensione e paura, con difficoltà ad interagire.
Sono ragazzi problematici, che si trascinano dentro un profondo disagio umano. Sono minori difficili da gestire, come si legge nelle relazioni trasmesse all’autorità
giudiziaria.: “Si tratta in alcuni casi dei cd. “bambini soldato” impiegati in azioni belliche ed arruolati in compagini militari che, avvezzi all’uso delle armi e cresciuti nel culto della violenza e della sopraffazione fisica, riportano tali condotte nella loro vita comunitaria aggredendo gli altri ospiti e gli operatori per affermare quelli che ritengono siano i loro diritti secondo la legge del più forte”.
“Il bambino soldato: l’ennesima contraddizione della società moderna” si legge nella relazione. 
A fronte di queste complesse, delicate, drammatiche situazioni il Presidente ed il Procuratore sono costretti a denunciare per l’ennesima volta l’assoluta carenza nell’intero territorio regionale di strutture dedicate alla cura delle problematiche psichiatriche da cui sono affetti numerosi adolescenti.
Il Procuratore puntualizza: “La questione è decisamente sottovalutata dalle Istituzioni che non affrontano con il necessario coordinamento tale problematica tanto che spesso questo ufficio non riesce neanche ad ottenere una diagnosi funzionale completa dei minori così da comprendere le possibilità di concreto intervento. La mancanza di strutture terapeutiche e sanitarie fa sì che spesso la richiesta di aggravamento della misura imposta con quella della custodia in IPM diviene il sistema di contenimento volto a risolvere, anche se solo temporaneamente, le inevitabili condotte trasgressive dei minori affetti da malattie psichiatriche o di gravi e persistenti disturbi della personalità per i quali sarebbero invece necessari specifici trattamenti sanitari e terapeutici”.
A sua volta il Presidente, nel rimarcare il problema della carenza sul territorio regionale di strutture terapeutiche idonee all’accoglimento ed al trattamento di soggetti affetti da patologie mentali o con comportamenti border line, ha sottolineato: “la questione è tanto più preoccupante in quanto spesso costoro, giudicati socialmente pericolosi, sono destinatari di misure di sicurezza. Essi, infatti, vengono collocati quasi sempre in comunità educative che, in molti casi, non riescono a gestire le problematiche che si manifestano anche perché l’ausilio esterno del servizio sanitario nazionale, il più delle volte, è efficace nel momento dell’emergenza ma non in quello del trattamento”.
Evidente l’esigenza che i due Dirigenti esprimono e che tutta la magistratura del Distretto condivide: vogliamo una giustizia dal volto umano ma abbiamo bisogno della collaborazione delle istituzioni.