“La Regione Campania pretende che la Sra si faccia carico economico della ripresa di 212 container giacenti presso il porto di Sousse in Tunisia e del corretto riutilizzo o smaltimento dei rifiuti negli stessi contenuti. La Sra ritiene illegittime tali le pretese”. E’ quanto precisa in una lunga nota il legale della società di stoccaggio di rifiuti con sede a Polla (Salerno) coinvolta nella querelle al centro di un caso diplomatico tra Italia e Tunisia e che risale all’estate 2020 quando le dogane tunisine scoprirono nel porto di Sousse la presenza di rifiuti domestici provenienti dall’Italia, la cui esportazione e’ vietata dalla legislazione tunisina e dalle convenzioni internazionali, ma che vennero presentati amministrativamente dall’azienda importatrice come rifiuti plastici “non pericolosi”.
Sul caso venne aperta in Tunisia prima un’inchiesta penale che ha visto indagate 26 persone per corruzione, compresi i funzionari della dogana e l’ex ministro dell’Ambiente, Mustapha Aroui, arrestato assieme ad altre 7 persone. Il manager dell’azienda importatrice risulta in fuga ed e’ oggetto di un mandato di cattura internazionale. La settimana scorsa la svolta con l’annuncio di un’intesa raggiunta tra la Regione Campania e l’ambasciata di Tunisia in Italia per riportare indietro i 212 container con le 7.900 tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati raccolti in Italia.
Perché ora la Sra ritenga illegittime le pretese della Regione lo spiega attraverso l’avvocato Francesco Saverio Dambrosio: “In primo luogo perché è stata proprio la Regione Campania, per il tramite del suo ufficio competente al rilascio delle autorizzazioni alle spedizioni transnazionali di rifiuti, ad individuare di sua iniziativa l’omologo ufficio dello Stato della Tunisia ritenuto competente a rilasciare l’autorizzazione alla importazione. In secondo luogo, perché se organi ed uffici pubblici tunisini hanno fraudolentemente indotto in errore la Regione Campania, così determinando “traffico illecito” di rifiuti, di tanto ne deve rispondere. lo Stato della Tunisia. In terzo luogo, perché il Ministero dell’Ambiente è stato preventivamente informato delle procedure autorizzative alle spedizioni e non ha mai manifestato controindicazioni o chiesto chiarimenti”.
“Quando si è appreso – prosegue – per il tramite degli organi di informazione – del possibile ritorno dei rifiuti in Italia sulla scorta di un’intesa politica, il 10 gennaio 2022 si è fatta istanza alla Procura della Repubblica di Potenza di “disporre le opportune cautele affinché gli accertamenti siano utilmente svolti in Italia al momento della loro ripresa”. È infatti interesse della Sra fare accertare che i container spediti in Tunisia contengono rifiuti conformi al dichiarato”.
“Gli amministratori della Sra – si chiude la nota del legale della Sra – confidano di essere auditi al più presto dalla Commissione parlamentare alla quale consegneranno tutta la documentazione in loro possesso, fra cui circa 2.000 (duemila) fotografie in formato elettronico che documentano per ognuno dei 282 containers tutte le fasi di caricazione (dal loro riempimento con i rifiuti in spedizione alla loro sigillatura)”