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Nella giornata di domani, domenica 12 marzo, sarà celebrata per il secondo anno la “Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari” istituita dalla Legge 14 agosto 2020, n. 113.

Nell’occasione di questa ricorrenza il Prefetto di Salerno, Francesco Russo, insieme al Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Locale di Salerno, Gennaro Sosto e al Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio Ruggi d’Aragona, Vincenzo D’Amato, hanno fatto un “punto della situazione” sul delicato tema, sempre più presente nella cronaca quotidiana, delle aggressioni, fisiche e verbali, nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari e sulla necessità di richiamare l’attenzione dei cittadini sulla gravità del fenomeno.

L’ASL di Salerno – che è presente da Scafati a Sapri, in una delle province più estese d’Italia, con 8 presidi ospedalieri dotati di Pronto Soccorso attivo, e impiega tra personale medico e sanitario circa 4.000 unità – è impegnata nel contrasto di questi gravi e sempre più diffusi episodi anche attraverso l’adozione di alcune importanti misure organizzative.

Oltre all’adozione di alcune importanti delibere – “Costituzione del Comitato per la Sicurezza Aziendale dell’ASL SALERNO”; “Adozione della Procedura Aziendale di Sicurezza sulla Prevenzione degli Atti di Violenza nei Luoghi di Lavoro dell’ASL SALERNO”; “Approvazione dell’Accordo di Collaborazione tra la ASL SALERNO e l’Ordine delle Professioni Infermieristiche della Provincia di Salerno nella prevenzione delle aggressioni contro il personale sanitario” – proprio in questi giorni è partita una richiesta di finanziamento, nell’ambito dei fondi europei, di progetto finalizzato all’acquisto di un sistema di bodycam da dare in dotazione al personale dei Servizi Penitenziari e servizi relativi all’area dell’Emergenza -118.

In proposito, il Direttore Generale, Gennaro Sosto, evidenzia che l’ASL di Salerno “agisce da sempre nella consapevolezza che gli episodi di violenza, sempre più gravi e frequenti a danno del personale sanitario, non possono in alcun modo essere ricondotti a semplici episodi oppure a incidenti di percorso, ma sono il riflesso di un malessere sociale profondo e diffuso. Altrettanto chiara è la consapevolezza che questo fenomeno debba essere affrontato in modo sistematico, all’interno dei luoghi di lavoro, coinvolgendo dirigenti, soggetti preposti alla tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro, professionisti e lavoratori”.

Anche la storica azienda ospedaliera universitaria OO.RR. “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” – Scuola Medica Salernitana – con 4 presidi ospedalieri dotati di Pronto Soccorso, da Salerno ad Amalfi, e circa 4.000 unità tra medici e sanitari – ha fatto rientrare tra i suoi principali obiettivi il contrasto ai fenomeni di aggressione e violenza nei confronti del personale.

Secondo il Direttore Generale, Vincenzo D’Amato: “occorre incentivare la formazione e sensibilizzare la cittadinanza, a partire dai giovani, facendo capire che perpetrare aggressioni e atti violenti contro operatori sanitari non solo è grave, inconcepibile e da condannare, ma ci pone davanti a un paradosso perché si pratica violenza contro coloro che sono i responsabili della nostra salute. Aggredire, anche solo intimidire, i sanitari significa avere meno assistenza perché si va a incidere anche sull’aspetto psicologico degli operatori, vuol dire determinare una difficoltà anche per gli altri pazienti, ma soprattutto vuol dire far venire meno quel tessuto sociale che è alla base di ogni consesso civile. Il nostro principale e comune obiettivo deve essere quello di educare alla prevenzione e alla gestione degli episodi di violenza”.

Il “Ruggi”, inoltre, ha delineato un percorso organizzativo incentrato sulla formazione del personale.

Afferma infatti Direttore Sanitario, Emilia Anna Vozzella: “la formazione deve mirare a far sì che tutto il personale conosca i rischi potenziali per la sicurezza e le procedure da seguire in caso di episodi di violenza. La formazione del nostro personale ha l’obiettivo anche di favorire il senso di fiducia degli operatori nell’affrontare situazioni ad alta partecipazione emotiva e diffondere a tutto il personale la conoscenza dei rischi potenziali e delle tecniche da seguire per proteggere sé stessi ed i colleghi da atti di violenza”.

Sul tema interviene anche Domenico Della Porta – componente dell’”Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie”, istituito presso il Ministero della Salute proprio con il compito di monitorare gli episodi di violenza commessi ai danni del personale sanitario – ricordando quanto già fatto nell’ultimo anno per rafforzare le misure di vigilanza nei presidi di emergenza territoriale che svolgono anche servizio notturno e installare le telecamere nei punti sensibili.

Secondo Della Porta in questa fase è necessario “promuovere campagne di sensibilizzazione, intervenire sui sistemi di comunicazione, attese e aggiornamento dei parenti dei ricoverati e prendere in carico gli operatori vittime sia di aggressioni fiche sia di aggressioni verbali per avviarli ad un percorso di recupero. Occorre perciò rivedere le misure di accoglienza, tecnologiche ed organizzative delle strutture sanitarie nonché indirizzare i fondi del PNRR anche in questa direzione”.

Sul piano legislativo si ricorda che la Legge 14 agosto 2020, n. 113 ha inasprito il quadro sanzionatorio per le aggressioni ai danni del personale sanitario prevedendo la reclusione da quattro a dieci anni per le lesioni gravi cagionate agli esercenti professioni sanitarie e sociosanitarie e la reclusione da otto a sedici anni per le lesioni gravissime; è stata inoltre introdotta una nuova circostanza aggravante per i delitti commessi a danno degli operatori sanitari con violenza o minaccia, in presenza della quale i reati di lesioni e percosse sono sempre procedibili d’ufficio, anche quando da esse derivi una malattia di durata non superiore ai venti giorni; la perseguibilità dei reati aggravati è così svincolata dalla gravità della lesione, nonché dalle valutazioni della vittima circa l’opportunità di querelare.

Il Prefetto di Salerno, Francesco Russo, nel sottolineare che in questa provincia, nonostante la sua ampiezza, il fenomeno presenta un quadro meno critico rispetto ad altre realtà, coglie al contempo la preoccupazione di medici, operatori sanitari e cittadini per il crescente numero di aggressioni, sia fisiche che verbali, che si registrano su scala nazionale. “Questi episodi creano spesso anche gravi ripercussioni sullo stato di salute degli operatori sanitari, sia di natura infortunistica che psicologica, per questo è di fondamentale importanza intensificare una politica di sicurezza volta alla prevenzione, attività necessaria per valutare e gestire le situazioni più a rischio.

L’individuazione di una strategia mirata ed efficace, che consenta di creare un modello organizzativo riproducibile su scala provinciale, è la strada maestra per affrontare in maniera congiunta il gravissimo fenomeno delle aggressioni ai sanitari, che ha diretti riflessi non solo per quanto riguarda la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza di chi opera troppo spesso in condizioni già di per sé difficili, ma anche sotto il profilo della tutela della salute dei pazienti che necessitano di interventi immediati che vengono messi a repentaglio dal verificarsi di episodi di violenza”.

Il Prefetto Russo ricorda, infine, l’importante percorso intrapreso nell’ultimo mese con le forze di polizia, che hanno immediatamente messo in campo uomini, mezzi e capacità organizzativa per far fronte alla situazione. “La sinergia e la collaborazione tra istituzioni è sempre lo strumento più utile, rapido e valido per poter dare risposte efficaci e pratiche ai cittadini”.