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Salerno – Serviranno ulteriori accertamenti scientifici per poter effettuare il riconoscimento della salma di Ciro Palmieri, il panettiere 43enne ucciso a Giffoni Valle Piana (Salerno). In giornata, infatti, è stata effettuata l’autopsia presso l’obitorio dell’ospedale di Battipaglia ma i medici legali (Gabriele Casaburi incaricato dalla Procura di Salerno, Giovanni Zotti per la parte offesa e Luigi Mastrangelo per i tre indagati) si sono ritrovati di fronte ad una salma in avanzatissimo stato di decomposizione e, quindi, non più riconoscibile. Al termine dell’esame irripetibile, dunque, non è stato possibile liberare il corpo per consentire ai familiari di Palmieri di celebrare i funerali. Si dovrà attendere prima l’esito dell’esame del Dna che sarà effettuato dal Ris di Roma.

Dall’autopsia sarebbe emersa, chiaramente, la lesione all’altezza della tibia destra, amputata dopo l’omicidio. Per la Procura di Salerno, infatti, il panettiere sarebbe stato ucciso il 29 luglio dalla moglie Monica Milite, dal figlio ventenne Massimiliano e dal terzogenito di 15 anni. Al culmine di una lite, come è emerso dalle telecamere di videosorveglianza presenti in casa, avrebbero colpito con decine di coltellate il padre. Poi gli avrebbero amputato una gamba e avrebbero abbandonato il cadavere in un dirupo, lungo la strada provinciale 25 che collega Giffoni Valle Piana a Serino (Avellino).

La sera del 30 luglio Monica Milite si presentò dai carabinieri per denunciare la scomparsa del marito. Ma i militari, sin dall’inizio, hanno nutrito dei dubbi su quella versione e hanno deciso di andare fino in fondo. L’acquisizione delle immagini – che in parte risultavano già sovrascritte – ha permesso di scoprire l’atroce verità che è emersa lo scorso 20 agosto con il fermo dei tre indagati ed il recupero del cadavere. L’omicidio, secondo alcune testimonianze, sarebbe maturato in un contesto familiare di violenze e di forte disagio.