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In politica “esiste “l’opposizione” e la “finta opposizione”. Così parlò Lorenzo Di Domenico, ex amministratore unico di Sma Campania, interrogato dai pm napoletani, che indagano sul presunto giro di corruzione nella partecipata della Regione Campania. Di Domenico- commercialista e uomo di fiducia dell’ex consigliere regionale Luciano Passariello, finito in carcere oggi con pesanti accuse – ai magistrati illustra un manuale pratico di politica. Un vademecum, potremmo definirlo. La lezione torna utile per spiegare la sua nomina al vertice della Sma. Ossia, una “palese anomalia – annota il gip Antonio Baldassarre nell’ordinanza di misura cautelare – anche sul piano squisitamente politico”.

Perché Di Domenico, nominato nel 2016, non era espressione della giunta De Luca, bensì di fatto di un consigliere d’opposizione come Passariello. “Nel dettaglio rispetto alla mia nomina ad Amministratore unico della Sma – dichiara Di Domenico, non destinatario di misure cautelari, in un verbale allegato all’ordinanza- posso riferirvi che il Passariello mi disse che, dopo le elezioni (quelle cioè in cui il Passariello fu eletto), lui aveva incontrato il Presidente De Luca al teatro Trianon di Forcella, e che dopo il teatro erano andati a cena; sempre secondo quanto riferitomi dal Passariello, appunto nel corso di quella occasione conviviale, era nato quello che io definisco “il sodalizio politico” tra il Passariello stesso e il Presidente De Luca, nel cui contesto fu raggiunta l’intesa in ordine alla mia nomina a Amministratore unico/Consigliere delega o della Sma”.

In tale ottica, “il Passariello disse al Chiatto (altro dipendente della partecipata, distaccato presso la segreteria di Passariello, spedito oggi ai domiciliari, ndr) di chiedermi d’eliminare dal curriculum che io avevo preparato e depositato in Regione il riferimento al mio incarico di consulente del Gruppo Consiliare del partito Fratelli di Italia (in occasione della precedente consiliatura), circostanza questa che avrebbe scatenato polemiche nell’opposizione”. L’ex amministratore di Sma “ha aggiunto inoltre di aver conosciuto il Vice Presidente Bonavitacola solo parecchi giorni dopo la propria nomina, ragion per cui la sua “nomina fu decisa dal Presidente De Luca di intesa e su input del Passariello, nel contesto dell’accordo sopra descritto” – scrive il gip – confermando infine anche egli che la sua nomina aveva scatenato molte reazioni in seno al Consiglio Regionale”.

Né De Luca né Bonavitacola, assessore all’ambiente, sono mai stati indagati nell’inchiesta su Sma. La vicenda non ha rilievo penale, ma sembra politicamente significativa. Ascoltato dai pubblici ministeri, Bonavitacola precisa che “effettivamente, il nominativo del Di Domenico come Consigliere delegato fu fatto, forse a me, dal Passariello; al riguardo voglio aggiungere che non è inconsueto che anche rappresentanti della minoranza propongano al Presidente della Giunta nominativi di soggetti cui conferire nomine”. E “a proposito della nomina del Di Domenico è evidente che, in questo come in altri casi, alla base della stessa, ovvero alla base della nomina di un soggetto “segnalato” dal Consigliere di Minoranza Passariello può esserci interesse a coinvolgere le minoranze in fatti gestionali al fine di poter meglio ribattere i tipici strumenti dell’opposizione. Si tratta, tuttavia, di considerazioni di scelte squisitamente politiche”.

Peraltro Passariello, imputato nell’ambito di un altro procedimento, e interrogato un anno fa dal gup Marcello De Chiara ha “opposto un integrale diniego rispetto a tutto quanto gli era stato addebitato”. Secondo il gip Baldassarre, tuttavia, “per quanto concerne poi la nomina di Di Domenico alla guida delle Sma Campania, la versione di Passariello in alcuni passaggi rasenta il ridicolo”. Severa la riflessione del giudice per le indagini preliminari. “Senza dubbio – scrive – le ragioni delle nomine in questione sono da rintracciarsi in logiche eminentemente politiche e vanno ricondotte alla legittima discrezionalità della dialettica tra i partiti e i gruppi politici, ivi compreso quello che caratterizza le relazioni e le prerogative di maggioranza e opposizione; al netto di ciò è evidente che queste dinamiche hanno costituito il sostrato e l’occasione per delle relazioni clientelare e corruttive che nulla hanno in comune con le logiche della dialettica politica”.