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Giustizia, legalità, sicurezza. Ma anche centralità e rispetto della vita umana. Il procuratore capo della Repubblica di Salerno Giuseppe Borrelli è stato, nel po erighio di oggi, il protagonista di uno degli incontri più densi di contenuti della quarta giornata di #Giffoni54. Un incontro capace di far riflettere e ispirare i duecento ragazzi della sezione Impact assiepati sulle poltroncine della Sala Blu della Multimedia Valley. Con tutti loro Borrelli ha conversato per oltre un’ora spaziando dai temi di stringente attualità alle problematiche di consolidata ‘tradizione’, accogliendo le sollecitazioni della sala e restituendo alla stessa risposte puntuali e chiare.

“Sono felice di dialogare con una platea di giovanissimi. Non vi nascondo di sentirmi anche particolarmente emozionato. Il seme della giustizia va piantato qui” esordisce il magistrato conquistando subito la platea. “Alla giustizia è difficile attribuire un valore tecnico” aggiunge fissando un principio e dei paletti all’argomento. “Un magistrato si occupa di giustizia traendo conclusioni dai fatti come rappresentati sulla base delle regole previste dalla legge. La discrezionalità è pericolosa”.

Borrelli è stato procuratore aggiunto a Napoli e Catanzaro. Ha un profilo curricolare di prim’ordine e una robusta esperienza sul campo. Quattro anni fa è stato nominato alla guida della Procura di Salerno. “Ho trovato una situazione difficile e impegnativa. E’ stato necessario riorganizzare l’ufficio perché aveva molte potenzialità ma anche qualche arretrato. Per un procuratore la raccolta dei frutti del proprio lavoro necessita di tempi lunghi quanto complesse sono le cose che intende realizzare. Dopo quattro anni di lavoro i risultati cominciano ad arrivare. I processi venivano rinviati di anno in anno. Oggi di quattro mesi”.

Dalle aule di tribunale alla detenzione: “La funzione delle carceri, come previsto dall’articolo 27 della Costituzione, è di tipo rieducativo e non solo punitivo” sottolinea Borrelli.

“Naturalmente il dettame costituzionale si tira dietro il necessario reinserimento della persona detenuta. Ma questa cosa è tale solo in via teorica. Nella realtà la funzione rieducativa viene disattesa e le carceri diventano un fattore di accrescimento delle inclinazioni delittuose. La colpa è della mancanza di investimenti”.

Un passaggio – positivo – sulla riforma Cartabia: “Con l’introduzione, per i reati minori, di pene alternative al carcere” annota “è riuscita a incidere sul sovraffollamento delle carceri. I dati sono più che confortanti: se prima portavamo quattromila processi a giudizio, oggi ne siamo a meno della metà”.

I giffoner chiedono a Borrelli di tratteggiare il confine tra etica e giustizia. La sua risposta è perentoria: “L’unico Stato che ha teorizzato un rapporto necessario tra etica e giustizia è stata la Germania di Hitler. Ciò che non era etico era anche illecito. Ed essere ebrei – per loro – non era etico”. La sala ascolta le risposte del magistrato e ne stimola ulteriori interventi. Tocca alla separazione delle carriere tra giudice e pubblico ministero: “I passaggi da una funzione all’altra sono dell’uno per cento ogni anno” premette il procuratore capo di Salerno.

“Detto questo, sono contrario. Il pubblico ministero non deve perdere la cultura della giurisdizione. Un pubblico ministero è tenuto a fare indagini anche a favore dell’imputato, non solo andare alla ricerca della sua colpevolezza. La separazione delle carriere rischia invece di favorire quest’ultimo aspetto. Bisogna conservare l’unità nella diversità delle funzioni”.

A luglio la Camera dei deputati ha approvato il disegno di legge Nordio abolendo l’abuso di ufficio. Anche su questo Borrelli non lascia margini alle interpretazioni: “E’ contrario alla concezione naturale del diritto. E’ antitetico a una pressoché minima regolamentazione dei rapporti sociali. Non credo possa durare molto”.

Maria, una ragazza della Impact che studia giurisprudenza, ha dubbi sui testi psicoattitudinali per i togati. Borrelli non si tira indietro: “Si vuole valutare se un magistrato sia equilibrato o meno. Ma, rispetto al potere, è più equilibrato un magistrato soggiacente oppure un magistrato che assume una posizione indipendente?”.

Questione intercettazioni. “Il problema” dice Borrelli “si pone quando si scoprono dieci cose rilevanti ai fini penali e novanta che non lo sono, la cui pubblicazione può avere un rilevante impatto negativo sulla vita della persona intercettata. Dal 2020 la situazione è già cambiata rispetto al passato, per cui non è che vi fosse necessità di una riforma. Personalmente sono favorevole alle iniziative legislative che limitano la diffusione delle intercettazioni ma, francamente, credo che un cittadino abbia motivo di conoscere le ragioni che portano all’arresto di un amministratore locale, come nel caso di un presidente di Regione”.

I giffoner vogliono indagare la relazione tra media e giustizia. Borrelli è tranchant: “Il rapporto tra informazione e indagini è distorto. E’ un problema serio perché tutti noi apprendiamo i fatti per come ci vengono rappresentati. Quando ero procuratore aggiunto in Calabria” ricorda “un collaboratore di giustizia, la cui credibilità fin da subito era apparsa modesta, sosteneva che una nave con un carico di rifiuti radioattivi fosse affondata al largo di Cetraro, piccolo comune della provincia di Cosenza. I giornali diedero ampio risalto alla notizia. Al termine delle indagini, durante le quali fu utilizzato anche un sommergibile, scoprimmo che c’era effettivamente un relitto ma non quello della ‘nave dei veleni'”.

Il magistrato prosegue: “L’imbarcazione, tra l’altro, era stata demolita in un cantiere indiano molti anni prima delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia. Eppure, ancora oggi, nessun operatore dell’informazione dà per scontato che non sia affondata a Cetraro”.

La Sala Blu della Multimedia Valley passa da un rigoroso silenzio agli applausi. L’attenzione e la partecipazione sono ad alta intensità. Poco prima della fine dell’incontro, alla presenza dell’ideatore e fondatore del festival di Giffoni Claudio Gubitosi, il procuratore della Repubblica di Salerno riceve il ‘Grifocorno’, riconoscimento che la sezione Impact gli attribuisce per il valore della sua opera professionale.

“Coltivate la curiosità per avvicinarvi alla verità” conclude Borrelli rivolgendosi ai ragazzi di Giffoni – Solo mostrando interesse autentico alle cose della vita, a tutte le cose, anche a quelle verso le quali siete meno inclini a rivolgere la vostra attenzione, è possibile farlo”.