Salerno – Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa a firma di Lorenzo Forte, presidente dell’Associazione “Salute e Vita”.
“Si è tenuto stamattina, presso il Bar Verdi Caffè Letterario, un focus sulle Fonderie Pisano, emergenza sanitaria ed ambientale. In questa occasione è stata lanciata, per sabato 26 febbraio alle ore 10.00, presso il Cinema Teatro San Demetrio, un’assemblea pubblica rivolta ai cittadini salernitani, per chiedere con forza la chiusura di una fabbrica che non può, non deve e non ha i presupposti per continuare a produrre nel quartiere Fratte.
Nella conferenza stampa, a cui hanno partecipato anche il deputato della Repubblica Italiana Nicola Provenza ed i consiglieri del Comune di Salerno Claudia Pecoraro e Catello Lambiase ed alla quale ha aderito anche la consigliera Elisabetta Barone, abbiamo messo in evidenza le contraddizioni ad oggi esistenti in questa annosa vicenda e le nostre più recenti perplessità in merito alla mancanza di buona fede dei Pisano. La riflessione che lanciamo è questa: un imprenditore serio e perbene, se avesse soltanto il dubbio di causare un danno ai propri dipendenti ed ai suoi concittadini, non dovrebbe fermarsi in attesa delle verifiche della Magistratura e degli Enti preposti? Invece la replica dei Pisano, dopo il servizio del programma “Le Iene” andato in onda lo scorso 9 febbraio, è stata un susseguirsi di parole che ci indignano profondamente. Leggere che per loro si tratta di “fatti verificatisi oltre dieci anni fa”, parlando dei decessi a cui fanno riferimento le perizie dei CTU – Consulenti Tecnici d’Ufficio – su richiesta del gip Alfonso Scermino, significa affermare che si tratta di reati sì commessi, ma in passato. Di morti “di dieci anni fa”: dunque, una sorta di autoassoluzione perché riguarderebbe solo il passato.
Questa logica ci sconvolge e, tra le altre dichiarazioni non veriterie, c’è anche il fatto che loro affermino che i CTU precedenti avevano escluso il nesso causale, a differenza di quelli che ha nominato il gip Scermino. Premesso che, due dei quattro nuovi consulenti tecnici, sono gli stessi designati dalla Procura di Taranto che hanno trovato il nesso causale con l’ILVA, vogliamo precisare che i CTU precedenti avevano affermato soltanto che, utilizzando il loro metodo, non erano in grado, con la documentazione in loro possesso, di poter escludere la responsabilità della fonderie, perché ritenevano ci fossero diverse concause. Non “avevano escluso la correlazione delle malattie con l’attività della fonderia”, come dichiarato dai Pisano, tanto è vero che, nell’accoglimento dell’opposizione all’archiviazione che voleva predisporre il pm Roberto Penna, con l’avvocato dell’associazione “Salute e Vita” Fabio Torluccio, il gip Scermino è poi andato avanti: è stata respinta l’archiviazione perché si doveva stabilire se c’era o meno, in modo inequivocabile, il nesso causale, e sono stati nominati altri CTU che utilizzano gli stessi metodi scientifici collaudati a Taranto. In questo modo il nesso causale sembra essere stato trovato, come dichiarato nelle relazioni, escludendo le altri fonti inquinanti presenti sul territorio, come cava ed autostrada, che producono inquinanti totalmente differenti da quelli che danno origine alle patologie trovate in numero eccessivo (e quindi anomalo) sul territorio, fino a 4-6 chilometri partendo dalla Fonderia Pisano: delle 50 cartelle cliniche esaminate, ben 44, in maniera graduale, lo prevedono, e vanno dalla “mera possibilità”, alla “concreta compatibilità”, fino alla “ragionevole certezza”. Quando i Pisano garantiscono che “nel sito produttivo di Fratte, dove da generazioni lavora la famiglia, non è mai risultato l’accertamento di un caso di malattia tumorale connesso all’attività produttiva” affermano l’ennesima falsità: ricordiamo a tal proposito che, di queste cartelle cliniche, su 10 esaminate riguardanti dipendenti delle Fonderie Pisano, vi è, in ben 8 casi, una “concreta compatibilità” di nesso causale con l’attività produttiva.
Inoltre, quello che oggi vogliamo sottolineare e che ancora di più ci rende dubbiosi sulla buona fede e sull’onesta intellettuale di questa famiglia di imprenditori, è il tavolo tecnico che, a marzo 2021, il sindaco Vincenzo Napoli ha tenuto negli uffici della Regione Campania di Salerno,insieme a Fulvio Bonavitacola, vicepresidentedella Regione Campania e assessore regionale all’ambiente, alla presenza dell’amministratore delegato delle fonderie, Ciro Pisano, che i fatti hanno dimostrato essere stata una vera e propria farsa di campagna elettorale sui nostri morti. Dichiararono infatti che, entro sei mesi, lo stabilimento avrebbe avuto le necessarie autorizzazioni, ovvero la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale), ecc., e che entro due anni si sarebbero accesi i motori del nuovo stabilimento di Buccino. Una speculazione pari a quella del governatore Vincenzo De Luca, che a maggio 2020, per la sua campagna elettorale regionale, dichiarò che la sua “sensazione era che le fonderie non doveva essere aperte”, perché stava aspettando i risultati dello Studio SPES (quando in realtà lo studio era nelle sue mani già da gennaio di quell’anno). Ecco, a supporto delle nostre considerazioni, noi oggi scopriamo, e rendiamo pubblico, che è stato fatto uno show mediatico sulla nostra pelle: come si evince dalla risposta alla nostra richiesta di accesso agli atti, la Giunta Regionale della Campania, Direzione Generale – Staff Tecnico Amministrativo Valutazioni Ambientali, lo scorso 29 dicembre, ci comunica che “ad oggi non sono in atto procedimenti volti ad ottenere il rilascio del Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale” per tale attività industriale. Dai primi di marzo 2021 al 29 dicembre dello stesso anno, dunque quasi dieci mesi dopo, nulla è stato fatto. Quei sei mesi al massimo che sarebbero dovuti servire per avere le necessarie autorizzazioni, non sono mai partiti: non vi è alcun progetto per avviare la richiesta di Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale. Ancora una volta, nonostante lo stabilimento di Fratte abbia creato dei danni irreparabili alla vita ed all’ambiente e sia “vetusto ed assolutamente incompatibile con il contesto urbano nel quale è inserito” (con queste testuali parole veniva infatti definita la Fonderia Pisano nel Piano Urbanistico Comunale, approvato nel 2006, definizione richiamata in seguito anche dal pubblico ministero nella richiesta di sequestro del 2011, nell’ambito di uno dei vari procedimenti giudiziari a carico della famiglia Pisano), a distanza di quasi un anno, la famiglia Pisano sembra stia facendo l’ennesimo bluff su una delocalizzazione che non è avvenuta e non avverrà mai.
Perché non hanno fatto le richieste necessarie per poter creare uno stabilimento nuovo a Buccino? Il nostro dubbio, che in cuor nostro è un’amara certezza, è che non c’è volontà di chiudere il mostro di Fratte e di trasferirsi con un impianto nuovo altrove. Questo è chiaro sin dal 2006, quando il PUC di quell’anno dava la possibilità ai Pisano di poter costruire circa 300 appartamenti in quell’area, per favorire la delocalizzazione che a tutt’oggi non solo non è mai avvenuta, ma neanche seriamente avviata, considerando inoltre che, il contratto che hanno stipulato a febbraio 2021, quando cioè hanno acquistato i capannoni e la struttura a Buccino e di cui entreranno ad essere proprietari effettivi nel 2024, ovvero quando finiranno di pagare le rate semestrali con cui hanno suddiviso l’acquisto del terreno e dello stabilimento, prevede una serie di clausole che ci fanno sorgere nuovi dubbi sul fatto che si tratti dell’ennesima bolla di sapone.
Questo – https://chng.it/pnkWqsNfWB – è il link della petizione su change.org dal titolo “Basta metalli pesanti e diossine nell’aria che respirano i bambini di Salerno!”, lanciata da un gruppo di genitori preoccupati per la salute dei propri figli e dei bambini della nostra città, nonché di quella di tutti noi.
Invitiamo pertanto tutti coloro che hanno a cuore la salute propria e quella dei propri cari, le associazioni, gli studenti ed i comitati ambientalisti, le forze politiche e la parte sana della città, all’incontro pubblico, sabato 26 febbraio 2022, organizzato per definire insieme le iniziative da intraprendere, al fine di costringere il sindaco di Salerno ed, in subordine, il presidente della Regione Campania, a fare quello che è il loro dovere: un’ordinanza contingibile ed urgente di chiusura immediata dello stabilimento di Fratte, perché l’inquinamento presente è stato già ampiamente dimostrato nello Studio SPES, che ha fotografato il disastro ambientale della Valle dell’Irno che ha come epicentro le Fonderie Pisano. Insieme possiamo dare giustizia alla memoria delle tante vittime che non solo l’inquinamento, ma anche e soprattutto il silenzio della politica (Comune e Regione) e degli organi preposti al controllo (ASL ed ARPAC), ha mietuto in questi decenni. Insieme dobbiamo difendere la nostra salute e tornare a respirare aria pulita”.