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“Si presentava con il camice bianco, effettuava prescrizioni mediche con tanto di timbro su ricetta e somministrava fisioterapie a 35 euro l’ora ma la nostra salute peggiorava”.
Hanno risposto così alle domande del giudice della Terza sezione penale del tribunale di Salerno, Cristina De Luca, tre pazienti, tutti residenti tra gli Alburni e la Valle del Sele, testi nell’udienza dibattimentale a carico della falsa dottoressa finita finita a processo con l’accusa di esercizio abusivo della professione medica e falso ideologico.
I tre testi del Pm, tra le vittime del falso medico originario degli Alburni, hanno ricostruito il modus operandi della donna che per anni operava nei comuni tra la Valle del Sele, il Tanagro e gli Alburni, esercitando la professione medica con la qualifica e specializzazione in neuropatia, massoterapia, fisioterapia e medicina legale, senza però non aver mai conseguito alcun titolo di studio in medicina o abilitazione in medicina.
A denunciare la dottoressa per un presunto raggiro medico nel 2018, fu la madre di un bambino di Colliano, affetto da una grave disabilità, che dopo aver consultato vari medici specialisti tra i più prestigiosi ospedali italiani, si recò presso lo studio, sito in una casa privata dell’Alto Sele, della finta dottoressa che al pubblico si presentava come medico, con camice bianco, targhettino e con tanto di false specializzazioni, lauree e master conseguite tra Roma e Boston. In occasione delle visite al bimbo disabile, la dottoressa avrebbe rassicurato la famiglia di Colliano che il piccolo sarebbe tornato a camminare entro qualche anno, mettendo in dubbio finanche le diagnosi e le visite fatte al bambino dai sanitari dell’ospedale Bambin Gesù di Roma. Visite queste, costate alla famiglia di Colliano, ben 480 euro di parcella, salvo poi scoprire che tutti i medici consultati successivamente e le strutture pubbliche e private sanitarie, confermavano invece la diagnosi dei sanitari del Bambin Gesù.
Ad insospettire però, la coppia di Colliano, fu l’atteggiamento della dottoressa che portò la mamma del bimbo disabile, una nota imprenditrice della ristorazione, ad effettuare delle ricerche sul medico in questione e non riuscire a risalire ad alcuna informazione, tanto da spingere la donna a denunciare il tutto alla Procura della Repubblica di Salerno.
A condurre le indagini sul caso, l’allora tenente della Guardia di Finanza di Eboli, Gennaro Malandrino che, a seguito di una serie di indagini e riscontri investigativi, scoprì che la donna in questione che si presentava a tutti gli effetti come medico, non aveva mai conseguito alcun titolo di laurea e né era stata iscritta ad alcun albo professionale dell’ordine dei medici. Le Fiamme Gialle scoprirono infatti, che la finta dottoressa effettuava l’esercizio abusivo della professione medica all’interno di stanze di case private nelle quali esercitava. Di lì, una serie di perquisizioni delle Fiamme Gialle presso gli pseudo “studi” della finta dottoressa che fecero scoprire ai finanzieri, la presenza di relazioni mediche sui pazienti, molti dei quali affetti da patologie oncologiche, a cui il falso medico aveva prescritto terapie con medicina alternativa, con specifica somministrazione di latte di asina, e finanche una prescrizione medica inviata all’Inps per un paziente affetto da apnea notturna. Prescrizioni che, secondo il materiale rinvenuto e sequestrato dalla Guardia di Finanza, avvenivano con tanto di ricette mediche nelle quali la finta dottoressa si presentava come medico curante dei pazienti, utilizzando un falso codice regionale e riuscendo così, addirittura a farsi riconoscere un ventilatore polmonare, oltre a sottoscrivere una falsa dichiarazione di atto di notorietà presso il Comune alburnino dove risulta residente con tanto di dichiarazione per il conseguimento di un titolo di laurea presso l’università Cattolica di Roma. Università che, interpellata dalle Fiamme Gialle, confermò che la donna, ignota all’Ateneo, non aveva conseguito alcun titolo e né aveva partecipato ad alcun master.
Indagini che portano il Gip, su richiesta del Pm, a rinviare a giudizio la falsa dottoressa per esercizio abusivo della professione medica, facendola così finire a processo come imputata dinanzi alla terza sezione penale dove prosegue l’udienza dibattimentale con l’ascolto dei testi.
Nelle precedenti udienze sono stati infatti ascoltati dal giudice, i testi del Pm, tra cui la Guardia di Finanza, la mamma del bambino disabile di Colliano, altri pazienti degli Alburni anche loro vittime della finta dottoressa, un consulente medico nominato dal tribunale e i testi delle parti. Il processo proseguirà ora luglio con la prossima udienza nella quale verranno sentiti dal giudice e dal Pm, gli altri testi delle parti e la relativa discussione dei legali.