Tempo di lettura: 2 minuti

Capaccio Paestum (Sa) – Si svolgerà a maggio, con la testimonianza dei testi nominati dal pubblico ministero, davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Salerno presieduta dal magistrato Lucia Casale, la prossima udienza dibattimentale del processo per inquinamento e disastro ambientale provocato da 130milioni di pezzi di dischetti di plastica fuoriusciti dal depuratore sito in contrada Valorato a Capaccio Paestum e finiti in mare nella primavera del 2018.
A causa di un guasto dell’impianto di depurazione, infatti, i dischetti-filtro di plastica si riversarono in mare e dalle coste salernitane della foce del Sele raggiunsero la costa laziale, arenandosi lungo le coste marine di Spagna, Francia e Malta.
Per quel disastro ambientale, il giudice per le udienze preliminari Vincenzo Pellegrino, due anni fa rinviò a giudizio ben otto persone tra cui funzionari e tecnici del Comune di Capaccio Paestum, amministratori societari e rappresentati legali, collaudatori e direttori di lavori delle società che avevano in appalto la gestione e manutenzione dell’impianto di depurazione, ritenute responsabili, a vario titolo, di inquinamento doloso in concorso e disastro ambientale provocato dalla fuoriuscita dei dischetti in mare.
Finirono a processo, Carmine Greco, Giovanni Vito Bello, Antonino Fiodo, Giuseppe Iodice, Bardone Elio, Gerardo De Rosa e Guido Turconi.
Parti civili nel processo, Legambiente assistita dall’avvocato Giuseppe Giarletta, il WWF Italia assistita dall’avvocato Andrea Franco, il Codacons, la Confconsumatori, e i comuni di Latina e Formia.
Non si è costituito parte civile nel processo invece, il Comune di Capaccio Paestum.
Ad accertare l’inquinamento, furono gli uomini della Guardia Costiera che, a seguito di alcune segnalazioni dei bagnanti salernitani, riscontrarono la fuoriuscita dei filtri che, a causa di un cedimento strutturale di una delle vasche dell’impianto di depurazione, si erano riversati nel mar Tirreno da dove avevano invaso le coste marine di Sardegna, Corsica, fino a raggiungere Nizza in Francia, compromettendo così l’ecosistema marino, la flora e la fauna marina, oltre alla compromissione dello stato delle acque marine site in aree naturali protette del Parco Nazionale del Circeo, del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, l’Area Marina Protetta La Galoia, l’Area Marina Protetta Regno di Nettuno e il Santuario Internazionale dei Cetacei Pelagos.
Centotrenta mila dischetti-filtri di plastica che compromisero la salute di alici, balene, uccelli marini e tartarughe.