“Sono qui perché voglio giustizia per mio marito”. È quanto ha chiesto al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Salerno, Vincenzo Pellegrino, al termine dell’udienza di incidente probatorio, la moglie di Singh Gurinder, l’indiano 35enne, bracciante agricolo presso un’azienda di allevamento di bufale sita nel comune di Sicignano degli Alburni, scomparso misteriosamente nel dicembre 2021 e trovato cadavere, sventrato e fatto a pezzi, in avanzato stato di decomposizione, tra i rovi e gli arbusti posti agli argini del vallone Vonghia, in località Padula, nel comune di Palomonte.
Per l’omicidio del 35enne indiano, la Procura di Salerno, a novembre dello scorso anno ha emesso un’ordinanza, non eseguibile, di traduzione in carcere per un connazionale indiano S.D., collega di lavoro della vittima e con la quale ne condivideva anche l’alloggio all’interno di un prefabbricato dove i due dormivano e lavoravano.
L’indagato S.D. è sospettato di aver ucciso il collega e decapitato dopo averlo percosso e averne trasportato il cadavere a bordo della sua macchina per poi gettarlo nel canale. Omicidio che sarebbe avvenuto tra il 22 e il 28 dicembre, probabilmente all’interno del prefabbricato dove i due indiani vivevano e a farlo ipotizzare sarebbero state proprio le tracce ematiche del sangue rinvenute dagli inquirenti a seguito dell’esame sul dna sul cadavere, all’interno della macchina, di alcuni indumenti e nel prefabbricato. Una data quella del 22 dicembre dalla quale proprio la moglie della vittima che vive in India, così come riferito agli inquirenti, non avrebbe più avuto notizie del marito, nonostante alcuni testimoni avrebbero riferito agli inquirenti di aver visto in vita la vittima nei giorni seguenti all’effettiva scomparsa del 35enne indiano aggirarsi per Palomonte e Sicignano degli Alburni, periodo nel quale dopo l’attenta verifica di inquirenti e magistrati, la vittima risultata morta e quindi, già essere stata uccisa da giorni.
Un macabro omicidio sul quale la Procura della Repubblica di Salerno ha voluto vederci chiaro tanto che, a seguito di indagini, ha iscritto nel registro degli indagati oltre all’indiano principale indiziato dell’omicidio del connazionale accusato dei reati di omicidio aggravato e occultamento di cadavere, anche altre cinque persone residenti tra Sicignano degli Alburni, Palomonte e la Basilicata, quest’ultime indagate e accusate di aver testimoniato con false dichiarazioni ai difensori al fine di eludere le indagini.
Investigazioni nelle quali hanno avuto un ruolo essenziali anche le dichiarazioni della moglie della vittima, che assistita e difesa dall’avvocato cassazionista Luigi Gaudiano, giunta in Italia per testimoniare dinanzi al Gip del Tribunale di Salerno, rispondendo alle domande del Pm e del Gip e chiedendo alla magistratura salernitana di ottenere giustizia, mentre è attesa per l’esito degli accertamenti peritali disposti dal Gip sul telefono cellullare che la vedova ha consegnato agli inquirenti e dal quale potrebbero emergere ulteriori elementi che potrebbero far luce sull’accaduto.