Tempo di lettura: 3 minuti

Un lungo applauso tra abbracci, foto e domande, ha accolto ieri sera al premio Fabula in corso a Bellizzi, nel salernitano, il colonnello del ruolo d’onore dell’Esercito Italiano, Carlo Calcagni. A dare il benvenuto al colonnello Calcagni, medaglia d’oro ai campionati mondiali paralimpici, il sindaco di Bellizzi, Mimmo Volpe e il consigliere regionale, Andrea Volpe.
Al premio Fabula, evento rivolto agli studenti e che esalta cinema e sport, Calcagni è intervenuto dinanzi ad una platea di centinaia di studenti, raccontando la sua storia rappresentata dal motto “Mai Arrendersi”, con il quale ogni giorno affronta la sua battaglia contro le 24 malattie contratte durante le in missioni umanitarie militari in Bosnia nel 1996 a seguito del contatto contro un nemico invisibile: l’uranio impoverito. Un eroe moderno, modello di resistenza e resilienza, pluripremiato atleta mondiale di sport paralimpico. Da oltre 20 anni, la vita di Calcagni è scandita da terapie farmacologiche, ventilatori polmonari, ossigenoterapia e cure ospedaliere importanti ma è lo sport che gli permette di combattere contro la malattia. Per vivere, il colonnello necessita di correre ogni giorno al fine di dare ossigeno ai polmoni e al cuore, percorrendo centinaia di chilometri ogni giorno insieme ai suoi amici che hanno fondato il team Calcagni. Un combattente il colonnello Calcagni che ieri, circondato dagli studenti del premio Fabula in un lungo dialogo, ha risposto alle domande dei ragazzi ed ha abbracciato amici ed ex colleghi militari salernitani che negli anni ’90 prestarono servizio nelle missioni di pace all’estero proprio nell’esercito e sotto la sua direzione. Una lotta per la vita e contro le ingiustizie quella del colonnello sulla cui storia sono stati girati film e scritti libri e che da anni, lotta per vedere riconosciuti dallo Stato, diritti e risarcimenti nei confronti di miliari e di ex militari al fine di riscontrare il nesso tra la malattia provocata dall’uranio impoverito e le esposizioni ai contaminati durante le missioni militari all’estero.
“Cosa ne sanno delle corse contro il tempo per darsi un tempo da dedicare alle uniche cure che consentono di sopravvivere? Cosa ne sanno loro dell’onore e dell’amor di Patria? Cosa ne sanno di tutto quello che ho dovuto subire e che devo combattere ogni sacrosanto giorno? Del dolore, delle lacrime, della sofferenza e di quanto diventa insopportabile il peso dell’ingratitudine, dei sacrifici e dei silenzi interminabili che mi accompagnano soprattutto la notte quando il mondo si spegne ed i pensieri si accavallano – ha raccontato Carlo Calcagni. Il mio obbiettivo – ha spiegato – è resistere e continuare a vivere contro chi vorrebbe vedere sconfitta la mia volontà che che urla per il bisogno di non arrendersi mai!”. Una lotta per la vita e per i diritti ma anche contro le ingiustizie, quella di Calcagni che non si arrende e racconta ai giovani che, non solo bisogna lottare per i difendere i propri diritti ma anche lottare per un mondo migliore dovere credere ancora nei sogni.