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Salerno – Dopo il rinvio per il maltempo, Giovedì 8 settembre, alle ore 22.00, in largo Santa Maria dei Barbuti, nel centro storico di Salerno, nell’ambito della XXXVII edizione della rassegna estiva di teatro “Barbuti Festival”, per “Foglie di teatro – miti del mondo antico”, va in scena “La parabola di Antigone” di Anna Rotunno, con Paola Senatore, per la regia di Andrea Carraro.  Con lo stesso biglietto, prima dello spettacolo alle ore 21, con partenza dinanzi alle scale del Duomo di Salerno, si potrà partecipare ad una visita guidata nel centro storico della città (10 euro visita + spettacolo teatrale).

Dall’Antigone sofoclea alla Parabola di Antigone. Sotto le mura di Tebe si sono dati vicendevole morte in duello Eteocle e Polinice, nati dal matrimonio incestuoso di Edipo con sua madre. Nella città il potere è detenuto con mano ferrea dallo zio dei due, il re Creonte, che ha proibito di dare sepoltura a Polinice perché lo considera un traditore. Antigone, anche lei figlia di Edipo e Giocasta, disobbedisce al decreto di Creonte, ritenendolo iniquo e contrario alle leggi eterne degli dèi, e per due volte stende un velo di terra sul corpo del fratello Polinice. Arrestata e condotta davanti al re, la giovane sostiene con fierezza le ragioni della sua ribellione. Di fronte all’ostinazione della nipote, Creonte s’infuria e la fa rinchiudere in una caverna, dove intende lasciarla morire di inedia nonostante l’accorata protesta del figlio Emone, che è legato ad Antigone da una promessa di nozze. Solo quando l’indovino Tiresia gli presagisce che la sua tracotanza ed empietà gli attireranno immani sciagure, il re vacilla e vuol correre ai ripari. Ma è già tardi: un messaggero annuncia che sia Antigone che Emone si sono tolti la vita. A tale notizia, anche Euridice, madre di

Emone, si uccide. Ma che cosa sarebbe successo se Creonte avesse fatto in tempo a comunicare ad Antigone il suo ravvedimento? Da tale interrogativo, secondo una prospettiva, per così dire, “controfattuale”, si sviluppa il lavoro La parabola di Antigone, che, diversamente da Sofocle, ci mostra la figlia di Edipo nel chiuso della caverna dove è stata segregata. In questo luogo esploderanno tutti i conflitti e le contraddizioni che si annidano nell’animo della protagonista e che in questa rilettura del mito rappresentano la ragione più profonda del suo suicidio.