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di Gigi Caliulo

Pasquale Marino è un professionista, dunque aver accettato la guida di una Salernitana alla canna del gas non lo incorona come un eroe. Al neo-tecnico granata va, quindi, il doveroso augurio di buon lavoro con la consapevolezza che il compito sarà arduo ma non impossibile.
Le considerazioni a latere, però, sono molteplici. Con l’arrivo dell’ex allenatore dell’Udinese si tocca quota otto: tanti sono gli avvicendamenti in panchina nelle ultime due, sconcertanti stagioni. Otto cambi di timoniere, tutti contraddistinti da un comune denominatore: il clamoroso fallimento di ogni programmazione, anche solo abbozzata, da parte di una società quasi del tutto priva di uomini di campo, governata da soggetti distanti dalla realtà. Cambiare otto allenatori senza mai riuscire ad uscire dalla crisi è il risultato inappellabile di un lavoro disastroso, proposto e programmato da quattro direttori sportivi diversi ma avallato da un uomo solo, entrato nel mondo del calcio con il proposito di rivoltarlo come un calzino e finito pateticamente in un tritacarne dalle lame impazzite. Se la Salernitana si trova in queste condizioni la responsabilità è tutta in capo a Danilo Iervolino, il quale nell’ultima sua apparizione dinanzi al microfono ufficiale del club si è assunto la responsabilità della scelta di Breda in uno con il diesse Valentini.
A proposito: visto che non più tardi di sabato lo stesso direttore sportivo aveva “blindato” Breda e la sua scelta ritenendo inutile ogni ribaltone ci chiediamo cosa lo tenga ancora al suo posto e se dobbiamo aspettarci anche il suo allontanamento.
Marino dovrà lavorare in poco tempo ad una squadra mentalmente moribonda, priva di qualsiasi spunto tattico degno di rilevanza, lontana anni luce dallo spirito che un gruppo chiamato alla missione salvezza dovrebbe avere. Le prime risposte arriveranno dal match contro il Sud Tirol. Risposte che potrebbero anche risultare drammaticamente inappellabili.