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Erano pronti a mettere una bomba all’interno dell’auto di Franco Alfieri, i pregiudicati di Baronissi, assoldati da Roberto Squecco nel 2023 per vendicarsi del sindaco di Capaccio che non aveva mantenuto fede al patto politico elettorale ed aveva abbattuto il lido Kennedy di sua proprietà.

Questo e tanto altro risulta dalle indagini della Dda di Salerno nella ricostruzione accusatoria (che non è naturalmente una sentenza), un piano studiato nei minimi dettagli che aveva seguito la Mercedes dell’ex sindaco, di cui conoscevano gli spostamenti come la sosta nel distributore di benzina alle 7:30 del mattino. Era una macchina che piaceva anche a chi avrebbe dovuto distruggerla con una bomba carta ma soprattutto un gesto con il quale Roberto Squecco dava seguito a minacce anche più gravi nelle quali, in momenti di rabbia, non aveva esitato a promettere di uccidere., scannare e finanche trascinare Alfieri legato ad una macchina. L’attentato sfuma perché i pregiudicati si accorgono che le forze di polizia attenzionano una serie di movimenti e temono che Squecco sotto torchio non abbia i soldi per pagare, definendolo un piatto vuoto.
Intanto prima, erano partite le minacce.

“Dite ad Alfieri che non fare la guerra” allo SQUECCO, perché quest’ultimo aveva una notevole disponibilità di armi e munizioni (“a sufficienza per distruggere la Russia”). In realtà Squecco si era seduto a tavolino e si era confrontato sulle modalità per attuare il proposito criminoso . Uno dei due pregiudicati gli suggerisce di attuare una condotta eclatante che restasse “nella storia” di Capaccio, proponendo la collocazione di un ordigno esplosivo, piuttosto che ricorrere ad una spedizione punitiva.

“Mettiamogli un casatiello. Che il sindaco deve venire qua e buttarsi in ginocchio“. Ma c’è anche chi vuole modalità più cruente, ipotizzando anche una coltellata, un gesto forte che non desse adito a dubbi. Squecco aveva raccontato nei dettagli in un lungo monologo cosa era successo. Alfieri lo aveva costretto a comporre una lista che faceva riferimento alla ex moglie Stefania Nobili per ottenere sostegno alla sua candidatura a Sindaco e per evitare che potesse decidere di sostenere un altro candidato. Stefania fa anche resistenza all’inizio teme che i problemi penali del marito le causino guai ma poi viene convinta a candidarsi. Tutto precipita quando Roberto per festeggiare la vittoria elettorale sfila per il Comune di Capaccio con un corteo di ambulanze a sirene spiegate

È l’inizio della fine. ALFIERI capisce che deve mollarlo. Fa abbattere il lido Kennedy nonostante la presentazione di un piano per la riqualificazione dopo che una tromba d’aria lo ha distrutto e messo a rischio senza dare la possibilità a Roberto di togliere via alcune cose alle quali teneva: è il segnale di rottura definitivo di quel patto che oggi rappresenta anche la conferma del sistema Cilento.