Atena Lucana (Sa)- Sono tornati nella disponibilità del proprietario, con un provvedimento di dissequestro che è stato notificato nelle scorse ore dai carabinieri, su disposizione della Procura della Repubblica di Potenza, gli automezzi dell’ex guardia penitenziaria e autotrasportatore di Atena Lucana che il 12 aprile 2021 finì al centro della maxi inchiesta “Shamar” coordinata dalla Dda di Potenza e dai carabinieri della compagnia di Sala Consilina e che portò all’arresto di sette persone, tutte residenti nel Vallo di Diano, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico e allo sversamento illecito dei rifiuti chimici liquidi quali “idrocarburi leggeri con pericolosità HP14-ecotossico” e di fanghi tossici nei terreni situati tra i comuni di Polla, Sant’Arsenio, Atena Lucana e la Basilicata.
Le indagini cominciarono nell’ottobre del 2019 quando i militari nell’ambito di una intercettazione telefonica dell’imprenditore di Sant’Arsenio, Luigi Cardiello, residente ad Ispani e soprannominato il “Re Mida” dei rifiuti poiché coinvolto nelle inchieste per reati ambientali “Re Mida”, “Cassiopea” e “Chernobyl”, captarono una telefona tra Cardiello e un ex agente della polizia penitenziaria e autotrasportatore di Atena Lucana.
Telefonata nella quale l’imprenditore chiese ed ottenne dall’ex agente, in una sola occasione, la disponibilità di un camion per effettuare il trasporto di sei, delle 32 autobotti, contenenti sostanze liquide chimiche, che all’autotrasportatore fu spiegato essere del concime liquido fertilizzante, ma che in realtà erano dei rifiuti liquidi provenienti dalle lavorazioni dell’azienda di ferro e alluminio “PRA.CAL” di Polla e dell’azienda di lavorazione di cemento “BETONVAL” di Sant’Arsenio, da smaltire illecitamente nei terreni e nei corsi d’acqua del Vallo di Diano. Rifiuti liquidi chimici di lavorazione che gli imprenditori smaltivano illecitamente al fine di ottenere risparmi sui costi aziendali di smaltimento legale dei rifiuti prodotti.
Intercettazione che portò i militari a sequestrare nell’ottobre dello stesso anno, anche 18mila litri di solventi chimici pronti ad essere smaltiti ad Atena Lucana e ad arrestare nell’aprile 2021, il 78enne Luigi Cardiello di Sant’Arsenio, il 31enne Gianluigi Cardiello, il 59enne Giovanni Cardiello di San Pietro al Tanagro, il 58enne Pasquale Quagliano di Sassano, il 64enne Francesco Pinto di Padula, il 39enne Raffaele Pinto di Sant’Arsenio e il 28enne Simone Nisi di Sala Consilina.
A denunciare alla Procura il “modus operandi” con il quale agiva l’organizzazione criminale che avvelenava i terreni agricoli e i corsi d’acqua tra il Vallo di Diano e la Basilicata, fu proprio l’autotrasportatore di Atena Lucana che, accompagnato dall’avvocato Michele Cuozzo, attraverso una testimonianza autoaccusatoria, riferì tutto agli inquirenti, indicando tra gli altri, anche un terreno di sua proprietà sito in a pochi metri dalla sua abitazione in località Macchia di Atena Lucana dove illustrò di aver sversato ben 6 autobotti di solventi, credendo si trattasse di acqua fertilizzante, salvo poi scoprire al mattino seguente che si trattava di sostanze chimiche tossiche che avevano attuato una forte azione corrosiva sul suo camion a bordo del quale aveva effettuato proprio il trasporto delle cisterne.
Testimonianza fondamentale ai fini investigativi e che fu riscontrata anche nel materiale raccolto durante le indagini dagli inquirenti tra cui pedinamenti, rilievi fotografici e intercettazioni telefoniche e ambientali.
Tra i dettagli rivelati dall’autotrasportatore, anche una presunta fuga di notizie, riferitagli da un suo amico tramite una soffiata che sarebbe stata effettuata da un presunto carabiniere, circa le indagini degli inquirenti e di cui gli indagati ne sarebbero venuti a conoscenza prima del blitz dei militari.
Una “soffiata” sulle indagini circa il traffico illecito di rifiuti e dei fanghi tossici quella riferita dall’autotrasportatore alla Procura di Potenza, che nella richiesta di ordinanza di custodia cautelare dei sette arresti, non ha trovato seguito e sulla quale non è escluso, proseguano le indagini della Procura lucana.
In quella maxi operazione e a seguito della testimonianza autoaccusatoria “chiave” delle indagini, i carabinieri sottoposero a sequestro tra le altre cose, anche gli automezzi ed il terreno oggetto di sversamento di proprietà dell’autotrasportatore di Atena.
Automezzi, tra cui escavatore e trattore, che sono stati dissequestrati nelle scorse ore, mentre il legale dell’autotrasportatore ha anche chiesto il dissequestro del terreno dove nei mesi scorsi sono stati effettuati i carotaggi da parte dell’Arpac per l’analisi della tossicità del liquido riversato nei terreni ed il dissequestro del camion. Il processo invece, in fase preliminare, deve ancora cominciare.