Nonostante la notizia ufficializzata dall’Arpac della Regione Campania circa l’esito delle analisi sui valori della diossina sprigionata nell’aria dal rogo delle 6mila ecoballe di rifiuti nelle prime ore dell’incendio nel comprensorio militare di Persano e rientranti nei parametri dei limiti di riferimento, e l’incendio ancora in corso, restano tante le domande circa le operazioni di spegnimento delle fiamme. Analisi Arpac sulle diossine nell’aria che l’agenzia regionale per l’ambiente sta portando avanti all’interno del comprensorio militare di Persano e nei comuni degli Alburni, con l’installazione di ulteriori centraline di monitoraggio e i cui dati, saranno resi noti nei prossimi giorni.
Intanto però, il comprensorio militare dell’esercito italiano di Persano ha assunto le sembianze di uno scenario di guerra: un luogo semideserto, avvolto in una nube intensa di fumo nauseabondo che si estende nei comuni della Piana del Sele, degli Alburni, del Calore e del Tanagro, con decine di uomini dei Vigili del Fuoco impegnati nelle operazioni di spegnimento del rogo e dei focolai da terra, alcuni militari in ausilio alle operazioni con le autobotti dell’esercito e diversi mezzi escavatori, pale meccaniche e camion, di proprietà di una ditta privata incaricata dalla Regione Campania, a lavoro con le operazioni di copertura con terra e ghiaia provenienti dalle cave certificate del comune di Eboli sui focolai e su ciò che resta delle ecoballe distrutte dal fuoco e delle ecoballe stipate nei containers.
Le operazioni però, in corso ormai da ben quattro giorni e che si avviano al quinto e forse anche oltre, procedono a rilento con il massimo impegno degli uomini a lavoro in quello che è un vero e proprio scenario di guerra di una catastrofe ambientale figlia di un disegno criminale, fino al centro di un dossier al vaglio della Procura ma anche al centro del dibattito parlamentare.
Restano però ancora tante le domande senza risposta sulla questione: perché nelle operazioni di soffocamento delle fiamme non vengono impiegati gli automezzi e i sofisticati strumenti in dotazione all’esercito italiano e utilizzati dallo Stato durante le emergenze in Italia e all’estero? Perché non vengono impiegati i circa 2mila militari operanti a Persano nelle operazioni di spegnimento del rogo? E soprattutto, perché il sistema di antincendio dell’impianto installato dalla ditta affidataria delle operazioni di smaltimento dei rifiuti non era funzionante al momento del rogo? Impianto antincendio che, secondo quanto riferito ai sindaci in sopralluogo oggi nel comprensorio, è stato ripristinato solo questa mattina alle 13.
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Serre, incendio ecoballe: quarta notte di fuoco nell’area militare e i tanti interrogativi
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