Tempo di lettura: 2 minuti

“L’annuncio del Ministro della Salute Schillaci sul reclutamento di circa 10.000 infermieri provenienti dall’India non possiamo che considerarlo come una mera soluzione tampone di un problema ormai cronicizzato e che andrebbe quindi curato con programmazione e provvedimenti forti. Gli sforzi del Ministro per aumentare le risorse utili a far uscire la sanità dalle sabbie mobili dove l’hanno consegnata i suoi predecessori, alcuni dei quali sono oggi paradossalmente megafoni del dissenso, sono chiari e spesso condivisibili. Ma su questo punto le nostre perplessità sono tante ma non certamente legate a un problema di inclusività” dichiara il segretario nazionale della UGL Salute Gianluca Giuliano.

“Lo stesso Ministro Schillaci ha sottolineato come i nostri infermieri siano oggi tra i peggio pagati se messi al confronto con altri stati. Chiamare a tappare la falla di 30.000 unità mancanti con professionisti stranieri ci appare un paradosso. Crediamo che un grande sforzo vada invece compiuto per convincere coloro che hanno varcato il confine per altre nazioni, attratti da emolumenti e condizioni di lavoro migliori, a percorrere la strada inversa e tornare in Italia. Abbiamo formato questo esercito di emigranti della sanità investendo su di loro e sulla loro formazione per consegnarli poi ad altre nazioni. Tornando ai previsti 10.000 infermieri indiani in arrivo, ma anche ai tanti operatori selezionati all’estero e utilizzati nelle strutture sanitarie e sociosanitarie italiane,  chiediamo che si acceleri l’Accordo Stato/Regioni per l’esercizio temporaneo che preveda una severa selezione non solo sui titoli cartacei ma principalmente sulla formazione e la specializzazione degli stessi. Uguale rigore andrà applicato nella conoscenza della lingua per evitare l’innescarsi di un cortocircuito assoluto di incomunicabilità tra pazienti e professionisti. Restiamo dunque vigili di fronte a questa situazione chiedendo altresì di avere il coraggio di percorrere la strada della valorizzazione del nostro patrimonio di professionisti sanitari, gli stessi cui negli anni sono stati negati dignità e diritti” conclude il sindacalista.