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di Gigi Caliulo

La delicatezza del momento impone lucidità e sangue freddo. La sconfitta casalinga contro il Palermo ha squarciato una ferita rimarginata a fatica facendo ripiombare l’ambiente granata nello sconforto. Uno stato d’animo legittimato da una serie di segnali negativi emersi durante il match. La Salernitana è tornata ad essere il bruttissimo anatroccolo visto all’opera fino alla trasferta di Cesena e appare chiaro a tutti che il rigetto organico manifestato dal gruppo rispetto alle – pochissime, in verità – idee di Breda non si presta a molte interpretazioni.
La sensazione che la cura proposta sia stata peggiore del male da affrontare e sconfiggere (come capita ormai da oltre un anno in casa granata, con una serie clamorosa di topiche sulle scelte tecniche) è forte e difficile da ignorare. Di contro la classifica resta forse l’unico, vero appiglio al quale sorreggersi in un momento in cui tutto sembra negare speranza ai granata. La zona sicurezza dista cinque punti, gli scontri diretti potrebbero rappresentare quel raggio di sole che potrebbe far sorridere pensando al prosieguo ma l’ambiente non vive sicuramente con serenità questa fase, alla vigilia della sfida di Castellammare, autentico spartiacque dell’immediato futuro.
La dirigenza – o ciò che ne rimane, stante la costante latitanza e l’atteggiamento di una proprietà sempre più somigliante ai reali francesi prima della decapitazione – ha il dovere morale e “materiale” di dare un segnale, l’ennesimo, alla piazza. Se intende continuare con Breda allora blindi il tecnico e gli dia fiducia piena, autorizzando anche scelte forti da parte sua. Se, invece, la fiducia verso l’ex capitano granata fosse venuta meno in maniera irrecuperabile allora che la scelta sia drastica, senza appelli o mandati “a tempo”.
Oggi è già tardi, domani potrebbe essere inutile.