Tempo di lettura: 3 minuti

Salerno – La sua seconda stagione a Salerno sta per iniziare con l’entusiasmo di sempre. Franck Ribery spegnerà 40 candeline nel corso del prossimo campionato (il 7 aprile 2023) ma non ha perso la voglia che lo ha accompagnato sin da ragazzino, quando inseguiva il sogno di diventare calciatore: “Sono una persona semplice e ho bisogno del contatto umano, per questo Salerno mi piace tantissimo. I bambini, ma anche i tifosi adulti, sanno che io per loro ci sono sempre per una fotografia, un autografo o un sorriso. Il campione non può essere campione solo in campo”. 

Gestire il corpo a 39 anni è una delle sfide più difficili, come racconta il francese ai microfoni della Gazzetta dello Sport: “La testa ascolta il corpo e si regola. Io voglio andare al massimo ma per riuscirci a volte ho bisogno di rallentare e riposare. A 39 anni ci sta che il fisico abbia qualche problema, ma il campione crede nelle cose e si avvicina giorno per giorno all’obiettivo”. 

Ribery parla anche di un rammarico, quel Pallone d’Oro che avrebbe meritato nel 2013, quando vinse tutto con il Bayern: “Fu ingiusto arrivare dietro a Ronaldo e Messi. Quello fu un anno incredibile per me, avrei dovuto vincere io. Allungarono i tempi di consegna dei voti, accadde qualcosa di strano. Mi sembrò una decisione politica”. 

Anche la finale dei Mondiali del 2006 rappresenta una ferita ancora aperta: “Era più forte la Francia dell’Italia, in finale giocammo meglio, ma questo è il calcio. L’Italia era fortissima dal punto di vista mentale. Io fui sostituito da Trezeguet che sbagliò il rigore, ma sono cose che succedono. E se penso a quella parata di Buffon sul colpo di testa di Zidane, mamma mia…”. 

La salvezza a Salerno un risultato straordinario: “Lo scorso anno ho capito la difficoltà della situazione e ho fatto di tutto per raggiungere l’obiettivo. La salvezza è diversa dalla vittoria di un trofeo, ma le emozioni sono immense. Quell’impresa mi resterà per sempre nel cuore. Ogni giorno nello spogliatoio parlo e cerco di dare l’esempio, un piccolo dettaglio fa la differenza. Ci sono ragazzi che si intristiscono per un passaggio sbagliato e allora intervengo io. Abbiamo anche la fortuna di avere un grande allenatore. Nicola è il top, vive per il calcio ed è sempre motivato. Non è stato difficile per me convincermi a restare. Quando vedo una persona come Iervolino, che trasmette fiducia e concretezza, vado avanti sereno”.