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Avrebbero dato fuoco alla casa facendo esplodere delle bombole di gas per ottenere dall’assicurazione sull’immobile, un risarcimento di 1,4milioni di euro. È finito sotto la lente d’ingrandimento della Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno, nel fascicolo agli atti della Procura della Repubblica di Salerno, l’incendio doloso che nel marzo 2020 devastò una villetta sita nel comune di Postiglione e di proprietà di due persone, due imprenditori ebolitani zio e nipote, residenti prima nel comune di Postiglione e successivamente all’incendio, nel comune di Eboli. Vicenda confluita nelle indagini dei carabinieri di Eboli che ieri hanno portato all’arresto di 16 persone tra cui, due persone rinchiuse in carcere, undici agli arresti domiciliari e tre persone destinatari dell’obbligo di dimora, accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti in materia di immigrazione e falsi nonché di devastazione, incendio e di ulteriori reati in danno di compagnie assicurative.
Tra i fermati dai carabinieri quindi, anche i due ebolitani, zio e nipote, un uomo di 49 anni che è stato rinchiuso in carcere e una persona anziana di 81 anni che è finita agli arresti domiciliari, entrambi proprietari di una villetta di campagna sita in località Pescone di Postiglione. Villetta che il 23 marzo 2020, in piena pandemia, fu oggetto di un grave incendio di origine dolosa scaturito da un presunto guasto ad una bombola di gas. Incendio sul quale, le indagini della Procura della Repubblica di Salerno, hanno portato gli inquirenti, quattro anni dopo, a scoprire che dietro all’evento doloso si nascondesse l’ottenimento di un risarcimento danni liquidato da parte della compagnia assicurativa, con cui i due avevano stipulato una polizza sulla casa, per il valore di 1,4 milioni di euro.
Incendio finito negli incartamenti dell’inchiesta madre che ha coinvolto in totale 16 persone, titolari e vario titolo di attività commerciali, patronati e centri di assistenza e operai: carcere per DELLA CORTE Antonio di 49 anni e HOWLADER Ferdous di 40 anni; arresti domiciliari per DE CESARE Roberto di 55 anni, DRUELLA Damiano di 66 anni, PESTICCIO Giovanna di 71 anni, FABBIANO Giuseppe di 65 anni, MELILLO Vito di 63 anni, MEMOLI Carmine di 59 anni, CASTRIGNANO Giovanna di 44 anni, CORBISIERO Raffaele di 57 anni, LA BROCCA Cosimo di 62 anni, DELLA CORTE Vito di 81 anni, PESTICCIO Vito di 56 anni; obbligo di dimora per FERRACANE Bruno di 39 anni, MAGLIANO Anna di 66 anni, SCARPARO Bruno di 59 anni. Per la procura tutti e 16 avrebbero, operato nella piana del Sele mediante datori di lavoro e centri di assistenza per l’impiego compiacenti, attraverso la redazione e la presentazione di documenti falsi, attraverso il decreto flussi e l’emersione del lavoro irregolare 2020, l’ingresso e la permanenza illegale in Italia di cittadini extracomunitari. Ben 240 le pratiche relative al flusso stagionale di stranieri nel 2020 di cui 44 per l’emersione del lavoro e 1 per il raggiungimento familiare. Pratiche finalizzate al rilascio del permesso di soggiorno e delle quali solo 9 sono stati i permessi autorizzati. Pratiche per la cui attivazione dell’emersione dal lavoro irregolare, la somma che l’associazione pretendeva sarebbe stata di circa 3mila euro, di cui 1300 euro chiesti al datore di lavoro e 1500 pro-capite relativa ai flussi stagionali.