L‘istituzione del Parco Nazionale del Matese rappresenta una grande opportunità di tutela e sviluppo sostenibile delle comunità e dei territori matesini che non possono perdere altre opportunità che solo l’istituzione dell’area naturale può garantire. Ma il Parco rappresenta anche la sfida di generazioni di ambientalisti che in Molise e Campania hanno saputo condividere con i territori e le comunità locali le ragioni della tutela con quelle dello sviluppo locale, come hanno saputo fare da sempre tante e tanti socie e soci di Legambiente. Per oltre 30 anni abbiamo tenuto accesa la speranza di istituire un’area protetta “vera” per la tutela dei due versanti del massiccio matesino: un’area di grande pregio naturalistico a cavallo di 4 province tra Molise e Campania oggi interessata, da un lato dal Parco regionale campano e dai soli dai siti della rete europea Natura 2000 in Molise, anche se negli effetti pratici la montagna matesina è completamente allo sbando per quanto riguarda la governance e la tutela effettiva del territorio.
“Abbiamo condiviso e sostenuto la scelta di istituire un’area protetta interregionale, sebbene comportasse un percorso istituzionale più difficile, perché rappresenta la modalità più adeguata di tutelare in maniera unitaria un territorio ricco di biodiversità ma complesso com’è la montagna matesina. Ma la complessità territoriale e istituzionale, non può giustificare i ritardi fin qui accumulati nell’iter istitutivo del Parco nazionale del Matese. Sebbene l’esperienza di gestione delle aree protette fra le due Regioni non sia paragonabile (in Molise la percentuale di aree protette è del 1,70% mentre in Campania è del 25,51%), e sebbene la vocazioni produttive tra i due versanti territoriali siano molto diversi, al pari dei condizionamenti e delle pressioni politiche, tutto ciò non può giustificare le responsabilità dei ritardi accumulati dalle Regioni (con una maggiore responsabilità della Campania) che hanno ritardato il parere sulla proposta di perimetrazione, zonizzazione e misure provvisorie di salvaguardia avanzata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. A causa di questi ritardi il Matese ha anche perso risorse economiche certe che solo con il Parco nazionale sarebbero arrivate al territorio: 2 milioni€/anno come dotazione finanziaria prevista dalla legge istituiva, oltre a 3 annualità del progetto Parchi per il Clima del Ministero, e tante altre opportunità finanziarie provenienti sempre da fondi Ministeriali. In sostanza al territorio del Parco nazionale del Matese sono mancati oltre 30 milioni di euro di investimenti pubblici che sarebbero arrivati se, anziché perdere tempo, si fosse completato l’iter del Parco!” si legge in una nota.
“Nonostante tutte le risorse perse – affermano Mariateresa Imparato e Andrea De Marco, rispettivamente presidenti di Legambiente Campania e Molise – assistiamo ancora a richieste di confronto come quella di cui si sta parlando in questi giorni in Campania. Crediamo – continuano – che oltre trent’anni di confronto e discussione, di cui noi spesso ci siamo resi protagonisti, siano abbastanza per ascoltare l’opinione di tutti. È evidente – concludono – che bisogna considerare le giuste richieste di chi quel territorio lo abita, ma che non devono però essere l’occasione per boicottare la nascita dell’area protetta con pretese che non sarebbero realizzabili nemmeno se il parco non esistesse perché in contrasto con la normativa europea Natura 2000″.
“Abbiamo condiviso e sostenuto la scelta di istituire un’area protetta interregionale, sebbene comportasse un percorso istituzionale più difficile, perché rappresenta la modalità più adeguata di tutelare in maniera unitaria un territorio ricco di biodiversità ma complesso com’è la montagna matesina. Ma la complessità territoriale e istituzionale, non può giustificare i ritardi fin qui accumulati nell’iter istitutivo del Parco nazionale del Matese. Sebbene l’esperienza di gestione delle aree protette fra le due Regioni non sia paragonabile (in Molise la percentuale di aree protette è del 1,70% mentre in Campania è del 25,51%), e sebbene la vocazioni produttive tra i due versanti territoriali siano molto diversi, al pari dei condizionamenti e delle pressioni politiche, tutto ciò non può giustificare le responsabilità dei ritardi accumulati dalle Regioni (con una maggiore responsabilità della Campania) che hanno ritardato il parere sulla proposta di perimetrazione, zonizzazione e misure provvisorie di salvaguardia avanzata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. A causa di questi ritardi il Matese ha anche perso risorse economiche certe che solo con il Parco nazionale sarebbero arrivate al territorio: 2 milioni€/anno come dotazione finanziaria prevista dalla legge istituiva, oltre a 3 annualità del progetto Parchi per il Clima del Ministero, e tante altre opportunità finanziarie provenienti sempre da fondi Ministeriali. In sostanza al territorio del Parco nazionale del Matese sono mancati oltre 30 milioni di euro di investimenti pubblici che sarebbero arrivati se, anziché perdere tempo, si fosse completato l’iter del Parco!” si legge in una nota.
“Nonostante tutte le risorse perse – affermano Mariateresa Imparato e Andrea De Marco, rispettivamente presidenti di Legambiente Campania e Molise – assistiamo ancora a richieste di confronto come quella di cui si sta parlando in questi giorni in Campania. Crediamo – continuano – che oltre trent’anni di confronto e discussione, di cui noi spesso ci siamo resi protagonisti, siano abbastanza per ascoltare l’opinione di tutti. È evidente – concludono – che bisogna considerare le giuste richieste di chi quel territorio lo abita, ma che non devono però essere l’occasione per boicottare la nascita dell’area protetta con pretese che non sarebbero realizzabili nemmeno se il parco non esistesse perché in contrasto con la normativa europea Natura 2000″.