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Napoli – Aiutare bambini e ragazzi figli di vittime di crimini domestici a recuperare la serenità e una vita quanto più possibile normale. Sono queste le intenzioni alla base del protocollo d’intesa firmato dal Garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello, e la Cooperativa Sociale Irene 95, ente capofila del progetto Respiro che si occupa proprio dei cosiddetti “orfani speciali”.

La realtà dei cosiddetti orfani speciali, figli di vittime di crimini domestici, è complessa ma sommersa visto che non esistono stime ufficiali sull’effettivo numero di casi. Si tratta di ragazzi che hanno perso in qualche modo entrambi i genitori, con uno dei due ammazzato in maniera violenta dal partner e l’altro in carcere o suicida. Gli studi dimostrano che queste situazioni hanno sugli orfani un impatto psicologico devastante, a cui si aggiungono le questioni giuridiche e gli aspetti legali, tra cui la decadenza della responsabilità genitoriale, l’affidamento del minore e la designazione del tutore.

Sono fiducioso per l’avvio di questa iniziativa nelle carceri per i maltrattanti che hanno offeso, ucciso la propria partner lasciando questi bambini orfani speciali – commenta Samuele Ciambriello, Garante campano dei diritti delle persone sottoposte a misura restrittiva della libertà personale – Questo avvio di sperimentazione, almeno in alcune carceri della regione, deve essere vissuto anche come applicazione di un dettato costituzionale. Se un detenuto vuole una mano deve essere aiutato a reinserirsi, altrimenti la funzione della pena è una funzione vuota. Ho ritenuto fondamentale la stipula del protocollo con la Cooperativa Irene 95, che si occupa da tempo di questo delicato tema. Anche per noi Garanti è difficile avere dei dati sui bambini orfani per reati domestici, quindi conoscere i casi di questi sventurati, che abbiamo l’obbligo di aiutare, così come abbiamo l’obbligo di aiutare il genitore che per quel crimine è dietro le sbarre”.

In questo contesto – spiega Fedele Salvatore, presidente della cooperativa Irene 95 – quando un ragazzo chiede e ottiene il permesso di incontrare il genitore in carcere, è necessario che questi sia adeguatamente preparato attraverso un percorso trattamentale, che è quello che ci proponiamo con la firma di questo protocollo. È difficile occuparsi degli uomini maltrattanti che stanno scontando la loro pena, noi vorremmo sfondare questa porta introducendo il dibattito, aiutandoli ad elaborare il fatto, nel rispetto dei figli che rappresentano sempre il nostro interesse primario. Si tratta d’altra parte di una delle azioni previste dal progetto Respiro, programmare percorsi di formazione di base per sia per operatori del sistema carcerario che per tutti quei soggetti che in qualche modo impattano sul fenomeno degli orfani speciali. Per questo, dopo questo primo accordo, nelle prossime settimane ci muoveremo per realizzare altri protocolli con l’amministrazione penitenziaria per poter lavorare anche con i soggetti che operano nelle carceri”.

Il progetto “Respiro” è realizzato dalla cooperativa sociale Irene ’95 grazie al sostegno di “Con i Bambini”, in partenariato con 13 enti della zona sud Italia e isole.