Troppi cittadini si curano ancora fuori regione, e sulla Campania pesa un macigno di 204 milioni. È il saldo economico negativo per la mobilità sanitaria interregionale 2017-2022. Ed è di nuovo, nettamente, il dato più alto d’Italia. Insieme a Calabria e Sicilia, la Campania è tra le “principali” regioni di fuga per prestazioni ospedaliere e specialistica ambulatoriale. A certificarlo è l’Agenas, presieduta dal cardiochirurgo salernitano Enrico Coscioni, un tempo consigliere per la sanità del governatore Vincenzo De Luca. Il report presentato oggi, tuttavia, dà atto alla Campania di aver ridotto “moderatamente il valore di saldo negativo”. Nel 2017 era di 246 milioni. Nel contempo, si rileva un aumento della “sua capacità attrattiva sull’alta complessità dei ricoveri”. Persino l’indice di fuga (9.95%), è al di sotto della media nazionale (10.68%). Ma resta il moloch della spesa per i residenti assistiti in altre regioni.
In Campania, ci sono 222 milioni di costi, dei quali 31.2 dovuti alla mobilità per specialistica ambulatoriale. I ricavi ammontano a 54 milioni, 8.5 ricondotti alla specialistica ambulatoriale. Quest’anno, il report Agenas calcola pure l’Indice di Soddisfazione della Domanda Interna (Isdi). Basso quello campano: 0.94.
Nel Paese, il trend “della mobilità dei ricoveri degli ultimi 6 anni (2017-2022) è costante con poco meno di 3mld di euro e un decremento significativo nel 2020, ma che inverte la tendenza nel 2021 e prosegue la crescita nel 2022 (2,7 mld)”. Per le migrazioni ospedaliere, le principali regioni attrattive sono Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Quanto alla specialistica, in cima alle preferenze sono Lombardia, Veneto e Toscana. Poche novità, insomma.