L’accusa della consigliera regionale: “Nelle strutture pubbliche in Campania la maggior parte dei servizi sanitari sono a pagamento, in intramoenia”. Maria Muscarà, al question time, esibisce la risposta della giunta. Ci sono i numeri – per il 2022 – delle prestazioni di specialistica ambulatoriale, erogate dal servizio sanitario nazionale. E poi quelle in intramoenia, cioè effettuate dai medici in ospedale, ma fuori dall’orario di lavoro. Tutto era partito da una interrogazione, con oggetto la “scarsa applicazione” della delibera di giunta sull’organizzazione del day service per la chemioterapia. Ma poi il discorso si è allargato. “Nel 2022 solo al Cardarelli – dice la consigliera del gruppo misto – sono state somministrate 1255 visite ortopediche in intramoenia, mentre nel pubblico appena 112″. All’ospedale dei dei Colli “111 ecografie dell’apparato urinario in intramoenia e 0 nel pubblico”. Al San Giuseppe Moscati di Avellino “su 699 visite ortopediche in intramoenia sono risultate 0 nel pubblico”. Sempre nell’ospedale irpino, sono 979 le visite cardiologiche in regime privato, e 7 col servizio pubblico. Al San Pio di Benevento, per la stessa branca, il rapporto è di 900 a 532.
“Oppure l”ecografia ginecologica all’Azienda universitaria Federico II – afferma Muscarà – su 398 in intramoenia, solo 37 nel pubblico”. Al Ruggi di Salerno, ad esempio, spicca il rapporto per l’ecografia ginecologica: 60 nel pubblico, 103 in regime di libera professione. Al Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, le visite neurologiche sono 465 nel privato, e 426 nel pubblico. “Questi sono numeri che – sostiene Muscarà – avrebbero dovuto far allertare in tempo il direttore generale Postiglione, il quale si sveglia un po’ in ritardo”. Nel maggio 2023 il dg per la Tutela della Salute “ha mandato una lettera nella quale raccomanda agli ospedali di rispettare la proporzione fra pubblico e privato”. Perché “c’è una legge che – ricorda la consigliera – dovrebbe immediatamente bloccare l’intramoenia, quando questa supera in maniera così eclatante il servizio sanitario”.
Il richiamo è a due decreti del commissario ad acta Vincenzo De Luca, del 2019 e del 2020. Sono riportati nella risposta all’interpellanza, firmata da Postiglione. Secondo le disposizioni, le aziende sanitarie si impegnano a garantire la sospensione del diritto all’attività libero professionale, in certi casi. Cioè quando si supera il rapporto tra attività in intramoenia e istituzionale su prestazioni erogate e/o sforamento dei tempi di attesa massimi. L’unica deroga riguarda le visite già prenotate. Muscarà si chiede “come è possibile che chi controlla il sistema sanitario non si accorga in tempo di questa discrepanza?”. E per “fare chiarezza” auspica la convocazione della Commissione sanità.