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A Natale puoi. Giocare, anche fino all’alba. Dalla tombola, il simbolo delle festività, passando per i giochi di carte: napoletane, francesi oppure quelle del ‘Mercante in fiera’, a detta di molti il gioco che può salvare il fatturato di una serata partita col piede sbagliato.

E allora, tra un mostacciolo o una fetta di panettone, puoi sentire una voce che dice: ‘L’anno scorso ho vinto con la pagoda, la scambiai col lattante all’ultima carta’. E comincia l’organizzazione del Mercante in fiera, con il banco che dispensa carte che spesso non sono pari alla spesa sostenuta dopo una estenuaente asta che ti sembra di stare da Christie’s. Il finale è thrilling, quando ‘sono a premi’ tiri un bel sospiro di sollievo perchè hai fatto bene a rifiutare offerte faraoniche per quella carta da parte del cugino sceicco che ha perso ogni speranza di andare a premi.

E poi c’è la tombola, la tradizione, quel gioco soporifero che si fa per i bimbi e per le persone anziane. Quelle che confondo la decade del sessanta con quella del settanta. Il banco è obbligato a ‘saldare’ sei cartelle e, alla prima, a controllarsi se i numeri nel ‘panariello’ ci sono tutti mentre lo zio si tira giù 5 mandarini per distribuire poi la buccia a tocchetti sui numeri delle cartelle. Il tipo spavaldo che chiama ‘ambo’ dopo il primo numero, oppure la zia distratta che ha la tombola servita ma non la ‘accusa’ perchè spera che la faccia il nipotino. 

Le carte napoletane scendono in campo quando la compagnia si divide: da un lato gli incalliti 4 giocatori che iniziano il tour de force tra stoppa (si narra di partite durate 3 giorni), tressette (a perdere o a vincere conta poco) o la classica briscoletta quando ormai il sole si sta alzando. Senza tralasciare, per smazzare anche le carte francesi, il pokerino, ma senza occhiali da sole o hold’em: si punta sulla ‘teresina’ (o ‘telesina’). 

Su un tavolo parallelo, i giocatori meno agguerriti che iniziano una serie di giochi simpatici e senza grosse pretese economiche: una corsa di cavalli tanto per sentirsi un pò Mandrake, poi giro a sette e mezzo ed il gran finale con Cucù, rigorosamente col morto. Ebbene si, perchè è quando il concorrente perde le tre fiches che ‘i morti cominciano a giocare’ tentando i concorrenti a dargli corda con le scuse più assurde ma che poi portano quasi sempre al risultato.