La Polizia ha denunciato 35 persone per aver messo a punto una frode milionaria ai danni di una banca italiana. L’indagine è stata svolta dai poliziotti del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale per la Toscana, coordinati dal gruppo reati informatici della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. Gli indagati, residenti in diverse province del territorio italiano (prevalentemente in Campania), hanno sottratto circa 1 milione di euro utilizzando oltre che sofisticate metodiche di attacco cyber, anche abili tecniche di vishing. L’indagine è partita dalla segnalazione dell’istituto bancario.
Un dipendente, infatti, ha rilevato un grave ammanco, frutto dell’intrusione nei sistemi informatici della banca di un falso operatore di assistenza tecnica, che, da remoto, dopo aver convinto con una serie di raggiri alcuni operatori ad accreditarlo sui loro pc, ha disposto bonifici bancari immediati per l’importo complessivo di un milione di euro. Le indagini hanno consentito di appurare che la Banca e i suoi correntisti erano oggetto di un duplice attacco che prevedeva anche una fortissima campagna di smishing, finalizzato alla sottrazione delle credenziali degli home banking. L’intervento immediato dei poliziotti del Centro operativo per la sicurezza cibernetica della Polizia Postale di Firenze, ha consentito in poche ore di bloccare e recuperare 400mila euro ormai destinata ai frodatori.
Nonostante la complessità tecnica delle indagini, finalizzata all’individuazione delle tracce informatiche frutto delle connessioni di accesso ai sistemi bancari e allo sviluppo delle tracce finanziarie, gli investigatori sono riusciti ad individuare gli Istituti di credito su cui erano radicati i conti beneficiari delle somme sottratte illecitamente. L’ulteriore analisi delle movimentazioni ha permesso di individuare i soggetti titolari dei conti, consentendo all’Autorità Giudiziaria di emettere 35 decreti di perquisizione a loro carico. Le perquisizioni, coordinate dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni e realizzate con l’ausilio di personale dei Centri Operatovi Sicurezza Cibernetica “Campania”, “Lazio”, “Marche” e “Trentino-Alto Adige”, hanno consentito di trovare gravi indizi di colpevolezza a carico dei destinatari dei provvedimenti, spiega una nota. Nel corso delle operazioni sono state trovate carte postepay e revolut afferenti all’indagine, documentazione bancaria relativa all’attivazione dei conti correnti beneficiari delle transazioni fraudolente e, in alcuni casi, le chat tra i complici in cui stabilivano percentuali e accordi operativi, dall’analisi delle quali potrebbero verosimilmente emergere ulteriori sviluppi. Il procedimento penale è in fase di indagine e, al fine di stabilire la responsabilità degli indagati, occorrerà attendere lo sviluppo delle successive fasi del processo.