Milano – C”è anche un colosso delle distribuzione di prodotti per i mercati specializzati nell’ambito del Personal Care, tra gli indagati nell’inchiesta della Procura di Milano su una maxi frode fiscale con fatture false per 1 miliardo e 800 milioni e un’evasione da circa 260 milioni, e che oggi ha portato la Gdf ed eseguire 13 misure cautelari, ossia 9 arresti domiciliari e 4 provvedimenti di interdizione dalla professione. Tra gli indagati, oltre ai colossi Auchan, ora Margherita, e Gs del gruppo Carrefour, figura pure F.F. e Alessandro Montanari, ex responsabile import export ed ex procuratore generale di Auchan nei cui confronti è stato disposto un sequestro di beni fino a circa 33 milioni e 800 mila euro. Montanari, secondo la ricostruzione, è stato il diretto superiore di Gianpietro Racagni, l’ex responsabile dell’ufficio acquisti di Auchan, agli arresti domiciliari come gli imprenditori bresciani Giorgio e Maurizio Lazzari (padre e figlio) e campani Antonio, Raffaele, Vittorio e Alfonso Crisci. Racagni, come si legge nell’ordinanza del gip Roberto Crepaldi, sarebbe stato tra gli ideatori e coordinatori dell’attività dell’associazione e anche il punto di riferimento per i legali rappresentanti delle altre società protagoniste delle frodi fiscali in quanto, pianificando le strategie, avrebbe permesso loro di conseguire enormi vantaggi economici. L’ex manager è anche destinatario di un sequestro di beni fino a circa 21 milioni e 700 mila euro.
L’ex manager dell’Auchan pagato con viaggi e biglietti per lo stadio
Gianpietro Racagni, l’ex responsabile dell’ufficio acquisti di Auchan, tra le nove persone finite agli arresti domiciliari per essere uno degli ideatori e promotori del sistema al centro di una maxi frode fiscale alla quale avrebbero partecipato anche la stessa Auchan, ora Margherita Distribuzione, Gs e M., avrebbe ricevuto come ‘compenso’ anche due bici elettriche, viaggi, regali e biglietti per le partite allo stadio. A raccontarlo ai pm milanesi Nicola Rossato e Stefano Civadi è stato F. F., socio e rappresentante legale di M., uno degli indagati. Come si legge nell’ordinanza del gip Roberto Crepaldi, lo scorso marzo, F., “ha confermato che M. ha guadagnato dalla partecipazione alla frode dal 2017 al 2020 un utile inizialmente concordato nel 6% per poi incrementarlo sino al 7/8%”. Utile che non era “una mera stima, ma un calcolo preciso – prosegue il giudice – posto che i prezzi di acquisto e rivendita erano già concordati tra le parti e in particolare indicati precisamente da Racagni per permettere di raggiungere quei margini di guadagno”. Su tale utile poi all’ex dirigente Auchan sarebbe spettato una determinata percentuale. Come ha messo a verbale F., “mi aveva chiesto di avere per sé il 2% del mio utile” Posto ciò non gli “ho mai dato soldi in liquidità” né fatto bonifici, ma “mi ha fornito” invece fatture false per qualche migliaia di euro “per permettere la fuoriuscita di denaro dalla società (…) Per il resto ho sempre corrisposto a Racagni un compenso tramite pagamento di viaggi, partite allo stadio e due biciclette elettriche”.