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Enrico Coscioni è da sempre considerato l’assessore in pectore alla Sanità della Regione Campania. Amico e braccio destro del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, Coscioni ha sempre condiviso la professione medica con un impegno anche di natura politica, ricoprendo ufficialmente anche l’incarico di consigliere delegato alla sanità del presidente Vincenzo De Luca.

Dal 2014 al 2015 è stato anche membro del consiglio regionale e vicepresidente della commissione sanità. Oltre ad essere ufficialmente direttore dell’unità operativa complessa di cardiochirurgia dell’azienda ospedaliera sanitaria “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” è anche da novembre 2020 Presidente di AGENAS, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari dove era entrato nel 2017 come componente del consiglio di amministrazione divenendone poi presidente. Da sempre questa doppia faccia di impegno professionale con quello politico ha suscitato qualche critica all’interno della Torre cardiologica.

La recente scelta di alcuni medici di abbandonare il ruolo ed il lavoro presso la torre cardiologica, secondo indiscrezioni, è stata più volte imputata proprio alla convivenza difficile con il primario del dipartimento. Tra le varie vicende la più clamorosa riguardò la revoca dell’incarico all’ex direttore generale Nicola Cantone che aveva negato il ruolo di primario del reparto di cardiochirurgia ad Enrico Coscioni Coscioni proprio motivando la scelta per motivi organizzativi che non conciliavano la possibilità da parte di Coscioni di assicurare la presenza in Reparto per soli due giorni a settimana preferendogli il secondo classificato. 

Il Giudice ha respinto la richiesta di misura interdittiva della sospensione del Coscioni dall’esercizio del pubblico ufficio ricoperto quale presidente dell’AGENAS, agenzia che supporta il Governo nelle politiche sanitarie. Ma non è  escluso che la procura presenti ricorso rispetto a questa decisione. 
 
Coscioni, in passato è già stato coinvolto e condannato dalla Corte di Appello di Napoli in un’inchiesta che puntava a fare luce su presunte pressioni esercitate nei confronti di tre manager della sanità campana per indurli a dimettersi.