Vincenzo De Luca è il vero e fors’anche l’unico grande protagonista della politica regionale trasferito sul piano nazionale e capace di determinare processi di natura politica. Non solo governatore regionale, ma anche dominus politico nelle cinque province campane dove, più o meno, ormai da anni detta la linea e determina vincitori e vinti nei vari enti territoriali, forte di una leadership regionale anche nel suo partito di riferimento, il Pd.
Il punto è tutto qui, a Vincenzino è balenata per la testa, per anni di militanza, rango politico e legittima ambizione personale, la velleità malcelata di dare l’assalto anche alla segreteria nazionale del Pd e per raggiungere l’obiettivo si è alleato con l’omologo pugliese Emiliano e pure con il segretario Dem calabrese Nicola Irto, per costituire un asse che fosse palesemente in contrapposizione alle storiche consorterie rosse tosco-emiliane.
Adesso, però, gli analisti stanno sfogliando la margherita per capire, sapere e poi annunciare urbi et orbi quale sarà il posizionamento di De Luca nello scacchiere democrat. Il governatore campano affiancherà uno dei due candidati ufficiali alla segreteria, il mai amato emiliano Bonaccini o la rampante Elly Schlein che sta facendo il carico di endorsement, oppure il governatore campano scenderà personalmente in campo come sembrava chiaro, certo o solo molto probabile, qualche settimana fa.
Purtroppo per il salernitano, per la segreteria democratica si sta profilando uno scontro a due che non ammetterebbe terzi incomodi in partita. Al più, sulla ‘terra rossa’ di una possibile sfida tennistica democratica, si intravede ancora libero solo lo scranno dell’arbitro e forse è proprio lì che, a questo punto, potrebbe sedersi De Luca, per poi decidere su quale versante far cadere la pallina. Fors’anche quella seggiola è davvero l’unico posto restato libero per contare qualcosa e non restare confinato ad un posto in platea, come un quivis de populo democratico che ai gazebo va solo a infilare la scheda nell’urna.
Ma il punto è: può De Luca abiurare se stesso ed il suo novello meridionalismo e schierarsi al fianco di Bonaccini? Forse sì se, data per persa la corsa nazionale, il governatore mettesse sul piatto della bilancia, nuovamente, la sua leadership regionale. Perché, eventualmente, perdere e male una partita in campo nazionale minerebbe anche la sua guida campana e il suo ‘potere’ sui territori.
Allora, le valutazioni che si stanno facendo sull’asse palazzo Santa Lucia e ‘casa De Luca’ (dove c’è anche un figlio deputato da consultare) sono proprio di questa natura. Bonaccini con l’appoggio meridionale e meridionalista deluchiano avrebbe solo la preoccupazione di sistemare i portafotografie nell’ufficio di segretario romano in ‘via del Nazzareno’, ma dovrebbe assicurare il ‘territorio’ a De Luca, grosso modo facendo desistere dalla ‘battaglia campana’ e campale i suoi sostenitori della prima ora che lo erano, anche o forse soprattutto, perché vedevano il governatore dell’Emilia Romagna contrapposto al collega campano sul piano nazionale e, quindi, di rimando su quello più localistico regionale/provinciale.
Allora si stanno per aprire tante partite nella ‘grande partita’ democrat.
De Luca appoggerà anche lui Bonaccini (o improbabilmente la Schlein) ma con una lista di rappresentanza tutta sua, capace di portare fedelissimi in seno alla grande assemblea Democratica e, soprattutto, in grado di tirargli il volatone per il congresso del Pd campano, partita che il Governatore proprio non può perdere, se non vuol vedersi sfilare la sedia di leader politico regionale a tutto tondo.