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L’autonomia “è un progetto pericoloso per l’Italia. La battaglia va fatta sui due fronti: quello dell’autonomia differenziata e quello della palude burocratica centrale e nazionale. Siamo impegnati su questi due versanti”. Lo ha dichiarato a Bari il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca a margine di uno degli appuntamenti in programma per il terzo festival delle Regioni e delle province autonome.
“La situazione dell’Italia così come è non può reggere. L’Italia – ha aggiunto – è una palude burocratica che frustra ogni energia di innovazione e creatività. Contemporaneamente abbiamo un progetto di autonomia differenziata che almeno su due versanti è estremamente pericoloso: sanità pubblica e scuola pubblica”. 
 
Sulla manovra finanziaria c’è un unico punto interessante: la riduzione sul cuneo fiscale, che ha ricadute importanti sul mondo del lavoro e delle imprese. Per il resto ho la sensazione che stiamo giocando con i numeri”. Lo ha dichiarato a Bari il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca a margine di uno degli appuntamenti in programma per il terzo festival delle Regioni e delle province autonome.     
Sulla sanità – ha aggiunto – i finanziamenti sono assolutamente sottodimensionati. I calcoli che facciamo noi ci portano a valutare che per il 2026 scendiamo sotto il 6% di prodotto interno lordo per la sanità, quindi una soglia drammaticamente bassa. Non vi sono risorse per il personale neanche per il 2025. Non c’è quella spallata che richiederebbe la situazione pesante della sanità pubblica”. “Io – ha concluso De Luca – avrei evitato la manovra sull’accorpamento delle aliquote Irpef ed avrei destinato i 4 miliardi di euro tutti alla sanità pubblica. Non credo che sia ragionevole dare 10-15 euro in più a partite Iva e poi costringere milioni di cittadini italiani a rinunciare alle cure”.
 
Calderoli ci ha garantito che avrebbero trovato il finanziamento per i Lep e questa cosa mi ha fatto commuovere..”. Lo ha detto, a Bari, al festival delle Regioni e delle province autonome il presidente della Regione, Vincenzo De Luca. Poi, rivolgendosi allo stesso Calderoli, presente in platea, ha aggiunto: “Ricordo che all’inizio della tua legge hai detto che l’autonomia differenziata non avrebbe comportato oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato. Non lo so come si conciliano le due cose, comincio d avere qualche dubbio”.
 
Siamo sul punto di chiudere i pronto soccorso, sì o no? Arriva a tutti questa cosa? Perché da questo punto di vista non c’è nessuna decisione. Non vedo la spallata necessaria per superare queste criticità”. Lo ha detto il presidente della Regione Campania, Vincenzo de Luca, nel corso del suo intervento al festival delle Regioni in corso a Bari.
De Luca ha ribadito che “le risorse sono insufficienti, siamo tutti impegnati per dare una mano a reggere il bilancio dello stato ma in queste condizioni faremo fatica ad andare avanti”. “Abbiamo una condizione differenziata tra regione e regione – ha sottolineato – dirigo una regione che è l’ultima nel riparto del fondo sanitario nazionale, una cosa che grida vendetta da dieci anni. La Campania è stata derubata di quasi dieci miliardi di euro in un decennio”. Da qui le proposte avanzate dalla Campania.
Abbiamo proposto di attribuire le stesse risorse del riparto per ogni cittadino italiano, è una cosa così semplice che no la si fa– ha spiegato – Poi decidiamo di attribuire ad ogni regione per ogni mille abitanti lo stesso numero di medici e infermieri, cosa semplice, che rispetta la Costituzione ma no la si fa. Proponiamo che sia vietato di fare contratti regionali per la sanità e scuola pubblica perché determinerebbe un divario enorme. Siamo in una situazione delicata perché rispetto alle emergenze che abbiamo, questa è la mia opinione, non vedo la spallata necessaria per superare queste criticità”.
Ad oggi l’unica cosa certa è avremo 1 miliardo e 300 milioni per il prossimo anno; poi per il 2026, il 2027. siamo nel grembo di Giove – ha concluso. – Non abbiamo risorse per le assunzioni per 30mila infermieri e 20mila medici, avremmo bisogno di uno sforzo nazionale perché questa disattenzione dura da anni ed è da almeno tre governi che non hanno affrontato il problema”.