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Fitti case popolari schizzati alle stelle, scatta la protesta sotto la Regione Campania. Per il 19 febbraio (ore 10), Sila Federinquilini ha indetto una manifestazione a Santa Lucia. Il malcontento nasce dal nuovo sistema di calcolo dei canoni Erp, entrato in vigore lo scorso 1 gennaio. Il sindacato rivendica di aver “sempre contestato tale normativa”. Una riforma che, “se pur modificata ultimamente, ha prodotto aumenti dei canoni di locazione colpendo principalmente lavoratori dipendenti e pensionati ma aumentando anche il canone per le fasce indigenti”. Si denunciano rialzi “anche del 180%”. A detta di Federinquilini, “la giustificazione data a suo tempo da parte della Regione per tali insensati aumenti è stata che queste risorse aggiuntive (da parte degli assegnatari) dovevano servire al bilancio dell’Acer”. In caso contrario, “sarebbe stato in deficit“. Una ricostruzione però contestata dalla sigla sindacale. “Dall’approvazione della norma (ottobre 2019) ad oggi – afferma una nota – i bilanci dell’Acer sono stati chiusi tutti in pareggio e, anzi per una annualità vi è stato anche un avanzo di 40 milioni di euro”. E non è tutto. “Sul sito dell’Acer Campania – sostiene Federinquilini – si è dato notizia dell’approvazione, in questi giorni, del Bilancio Preventivo 2025 -2027, e come recita il comunicato “redatto senza tenere conto degli aumenti” (sapevano anche loro) dichiarando che il Bilancio dell’Acer è in equilibrio sia per la parte corrente che per quella capitale”.

Secondo il sindacato, “quindi l’aumento dei canoni non servirà al funzionamento dell’Acer né tanto meno ai Comuni proprietari di immobili di edilizia pubblica“. Si sottolinea, tra l’altro, come il rincaro varrà anche per “gli alloggi del Comune di Napoli, che per i suoi storici ritardi, non ha ancora applicato la norma”. Federinquilini ricorda il ruolo delle case popolari, a sostegno del reddito di migliaia di famiglie. “Da un lato si denuncia il forte aumento dei fitti degli alloggi privati – rileva la nota – in seguito alla ‘turistificazione’, contestando l’espulsione degli abitanti dalla città di Napoli. Ma poi si approva l’aumento dei canoni delle case popolari”. E si chiede realmente “a beneficio di chi andranno” i rialzi del pigione.

In questi giorni, a rumoreggiare sono le periferie urbane. Partendo da Napoli. “La gestione de le politiche abitative nella regione Campania – evidenzia Giovanna Lo Giudice, consigliera della municipalità Soccavo Pianura -, nasce con l’obiettivo di rispondere al fabbisogno abitativo delle famiglie meno abbienti e di particolari categorie sociali, ma basta recarsi verso questi rioni popolari per avere la prontezza della realtà in cui vivono queste persone, che per anni vengono ancora lasciate e abbandonate a loro stessi in condizioni di degrado assoluto”. E per quanto molti siano “inquilini morosi”, questo “non significa che la fasce deboli debbano poi pagare anche per tutti”. Secondo la consigliera potrebbero esserci “calcoli decisamente errati dovuti anche ad una serie di fattori”. All’origine di presunti sbagli, il calcolo errato dell’Isee del nucleo familiare. Ma pure casi di “documentazione incompleta o errata” aggiunge Lo Giudice. “La mancata presentazione di documenti necessari – spiega -, come certificati di disabilità o non autosufficienza, può influenzare il calcolo del canone”. Tra le cause di sviste si indicano pure aggiornamenti normativi ed “errori nella gestione amministrativa e nella comunicazione tra gli uffici“. I casi di aumenti boom sono migliaia in tutta la regione. L’Acer rimarca anche il gran numero di mancate presentazioni dell’Isee, circostanza in grado di determinare il massimo delle aliquote. Per tanti inquilini, comunque, resta la speranza di un riesame favorevole della posizione. Lo Giudice invoca un tavolo di confronto tra tutti gli enti coinvolti.