“Continua la ‘caccia al casco blu’: la violenta aggressione di due giovani agenti da parte di detenuti a Santa Maria Capua Vetere segna il vergognoso aumento delle aggressioni contro il personale penitenziario. Negli ultimi mesi i casi, in tutti gli istituti, sono quadruplicati, con il numero più elevato nelle carceri della Campania dove già lo scorso anno stati 220”.
Ad affermarlo è il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo che aggiunge: “per questo sosteniamo che le carceri campane sono le peggiori di Italia per sovraffollamento, carenza organici, suicidi e morti per altre cause di detenuti, aggressioni e violenze al personale, rivolte, traffico di droga, diffusione di telefonini”.
“Comunque la prima criticità – continua Di Giacomo – resta quella delle aggressioni e delle violenze contro il personale penitenziario. Partiamo dai dati del 2023: oltre 1800 sono state le aggressioni dei detenuti ad appartenenti al Corpo con una media di 5 al giorno. Le conseguenze sono sempre più gravi: un terzo hanno prodotto prognosi di oltre 8 giorni ma in 150 casi sono state superiori ai 20 giorni. Sempre durante l’anno circa 12mila sono stati gli episodi di resistenza e ingiuria a pubblico ufficiale in carcere. Accade ormai che qualsiasi cosa si neghi ad un detenuto e che infrange il regolamento penitenziario diventa motivo di aggressione. Sono i numeri della condizione del totale abbandono del personale penitenziario da parte dello Stato che – evidenzia il segretario del Sindacato Polizia Penitenziaria – danno più forza agli appartenenti a clan e gruppi criminali che continuano ad affermare il “comando” del carcere per l’assenza di misure ed azioni di contrasto.
Tutto questo accade mentre a fine febbraio, nei 15 istituti campani sono detenute 7.480 persone (di cui 366 donne e 942 stranieri) a fronte di una disponibilità di 6.169 detenuti. Al sovraffollamento si aggiungono circa 1.300 agenti in meno rispetto a quelli previsti dalle varie piante organiche delle carceri; la carenza più grave riguarda Poggioreale e Secondigliano, dove mancano all’appello circa 500 uomini in divisa. Gli agenti sono costretti a turni massacranti di lavoro che, in troppe situazioni di criticità, vanno anche oltre le 14 ore al giorno, senza ferie, accumulando un monte ore straordinari che in tutti gli istituti italiani supera il milione di ore. Una situazione ancora più intollerabile perché a pagare sono sempre e solo gli agenti (250 quelli sospesi dal servizio) mentre i detenuti autori delle aggressioni al massimo rischiano il trasferimento in un altro carcere dove continuare ad aggredire il personale. Con il tour tra le carceri delle scorse settimane – conclude Di Giacomo – abbiamo alzato l’attenzione su questi problemi. Adesso ci aspettiamo risposte rapide ed efficaci.