Il mercato del lavoro in Campania, una giungla di precariato e lavoro nero. Il sospetto c’era già venuto, ma autorevole conferma giunge dal Cnel. Nel 25esimo rapporto su “Mercato del lavoro e contrattazione collettiva”, diffuso oggi, alla Campania va il triste primato dei lavoratori ‘invisibili’. Infatti, si registrano gli indici più elevati (43%) di lavoratori al nero, sul totale territoriale di impieghi irregolari. Cioè, tra tutte le tipologie di irregolarità (lavoro nero, o grigio, o parzialmente irregolare etc) in Campania c’è la più alta incidenza di forme estreme del fenomeno. Seguono, a grande distacco, Basilicata (28%), Calabria (27%), Toscana (24%), Liguria (22%9). I dati provengono dal report annuale 2023 dell’Ispettorato Nazionale del lavoro.
Ma il quadro è negativo anche sul fronte precarietà, pur trattandosi di una dinamica nazionale. Per quanto riguarda i rapporti di lavoro attivati, è del 10,9% l’incremento percentuale medio registrato nel 2022, in tutti i settori di attività e sull’intero territorio italiano. Al Sud tuttavia si attesta sul 5,8%, a fronte di un 12,7% del Nord e 14,9% del Centro (Rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie 2023, tav. 17). Anche in questo campo, dunque, emergono i divari territoriali. Il tasso di assunzioni a termine sul totale tende a crescere nelle regioni del Sud, tutte sopra la media nazionale (66,5%): Campania 72,3%; Sardegna 74,2%; Molise 76%; Sicilia 79,4%; Calabria 81,9%; Puglia 82,4%; Basilicata 83,8%.
E la Campania, inoltre, colleziona un altro record. Si parla dell’incidenza regionale (14,1%) sul totale di persone prese in carico dai Centri per l’impiego. Secondo il Rapporto Anpal 2022, superano la cifra di Sicilia (12,1%), Lombardia (9,8%), Veneto (8,3%) e Piemonte (8,1%), regioni dai Cpi più gettonati. C’è tanta fame di lavoro, spesso non soddisfatta.