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In Italia, nel 2024, si sono finora suicidati almeno 78 carcerati (di cui uno detenuto in un Cpr), contro i 70 del 2023 e gli 85 del 2022. In Emilia-Romagna si contano sette suicidi, a poca distanza dai nove del 2005. Negli ultimi 22 anni, nella regione, si sono tolte la vita ottanta persone. Numeri che rischiano di sottostimare il fenomeno, per il responsabile dell’Osservatorio carcere dell’Unione camere penali Gianpaolo Catanzariti: “Sui suicidi non esistono dati ufficiali, riteniamo che la stima di 78 sia in difetto rispetto al numero reale. Le morti per altre cause sono 114″. In generale, i numeri sono “la spia di un fallimento del sistema” testimoniato anche da altri fattori come il sovraffollamento e i dati sulla recidiva.
L’emergenza non sono i suicidi, è carcere”, sottolinea Catanzariti, secondo cui “il fallimento del carcere chiama in causa la politica, ma anche la magistratura”. Insomma “nessuno può chiamarsi fuori dall’emergenza” e “il governo non ha affrontato per nulla il tema dell’emergenza carceraria”. Tra le soluzioni suggerite da Catanzariti, “occorre una riforma complessiva del sistema dell’esecuzione della pena, poi l’amnistia ma soprattutto l’indulto”.
Del tema si è parlato oggi a Bologna, a un convegno promosso dall’Osservatorio carcere della Camera penale di Bologna. Tra i presenti anche il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei e arcivescovo di Bologna, che in vista del Giubileo 2025 e ricordando l’indulto del 2006 ha auspicato di “ritrovare una capacità di decisione che soltanto una convergenza più alta può permettere”. È intervenuta anche la deputata del Pd Debora Serracchiani, che ha puntato il dito contro le politiche del governo parlando di “panpenalismo emozionale: succede qualcosa e si fa un reato”, ha detto, ricordando il caso di Caivano e il ddl sicurezza. Collegato da remoto il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto che ha sottolineato, tra gli altri aspetti, la necessità delle pene alternative “che non facciano del carcere l’unica pena”.