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Tutte rispettate le scadenze europee della Missione Salute del Pnrr al 31 marzo scorso: lo comunica la Fondazione Gimbe, riportando i risultati del suo monitoraggio indipendente. “I target europei – spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione – risultano tutti raggiunti in quanto al 31 marzo 2024 non erano previste nuove scadenze che condizionano il pagamento delle rate e tutte quelle relative agli anni 2021-2023 erano già state raggiunte al 31 dicembre 2023”. “Anche se non condizionano l’erogazione dei fondi del Pnrr -nota Cartabellotta – questi step intermedi richiedono un attento monitoraggio perché potrebbero compromettere le correlate scadenze europee”. Relativamente al 2023, precisa il presidente della Fondazione, “sono stati differiti tre target: due da giugno 2023 a giugno 2024, ovvero la “Stipula di un contratto per gli strumenti di intelligenza artificiale a supporto dell’assistenza primaria” e la “Stipula dei contratti per la realizzazione delle Centrali Operative Territoriali”. L’ulteriore target “Nuovi pazienti che ricevono assistenza domiciliare (prima parte)” differito da marzo 2023 a marzo 2024 è stato raggiunto alla scadenza prevista, insieme a quello previsto per marzo 2024 “Nuovi pazienti che ricevono assistenza domiciliare (seconda parte)”. “Raggiunti gli obiettivi per l’assistenza domiciliare integrata (Adi) negli over 65 – commenta Cartabellotta – i ritardi attuali sulle scadenze nazionali non sono particolarmente critici. Tuttavia, il raggiungimento degli obiettivi nazionali sull’Adi è condizionato da rilevanti differenze regionali, conseguenti sia al “punto di partenza” delle Regioni del Mezzogiorno, sia alle loro capacità di recuperare il gap con l’avvio del Pnrr”. In particolare, il target intermedio per raggiungere l’obiettivo al 2026 di circa 1,5 milioni di over 65 in Adi, a fronte di una media nazionale del 101% che rappresenta la percentuale di incremento al 31 dicembre 2023, vede in testa la Provincia Autonoma di Trento (235%), Umbria (206%), Puglia (145%) e Toscana (144%). Risultati che compensano quelli di Sardegna (77%), Campania (62%) e, soprattutto, Sicilia che rimane fanalino di coda all’1%”.