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Appello all’unità e alla lealtà. La prima giornata da presidente del Consiglio di Giorgia Meloni si è aperta ieri con un richiamo alla sua squadra. Alle 12,30 di domenica mattina  il nuovo governo si è riunito per la prima volta nella sala del Consiglio dei ministri, a Palazzo Chigi. Reduce da un colloquio approfondito, di circa un’ora, con Mario Draghi e dalla cerimonia di passaggio della campanella, in cui è apparsa emozionata, la leader di Fratelli d’Italia prende la parola e, prima di tutto, tiene a ringraziare il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Quando sono terminate le incombenze formali e le foto di rito, Meloni si rivolge ai suoi ministri: “Dobbiamo essere uniti, leali e responsabili, ci sono emergenze da affrontare per il Paese. Dobbiamo lavorare insieme con responsabilità” .

Intanto va fatta anche una riflessione. La coalizione di centrodestra ha la maggioranza assoluta sia al Senato che alla Camera. Ma con la composizione della squadra di governo, la forchetta tra maggioranza e opposizione, pur restando ampia, si è assottigliata al Senato.

Sono infatti stati nominati ministri ben 9 senatori: Elisabetta Casellati, Matteo Salvini, Anna Maria Bernini, Luca Ciriani, Adolfo Urso, Roberto Calderoli, Nello Musumeci, Daniela Santanché e Paolo Zangrillo. E bisogna ancora attendere la partita sui viceministri e i sottosegretari, che potrebbero provenire anch’essi dalle fila degli eletti a palazzo Madama.

La maggioranza di centrodestra al Senato può contare sulla carta su 116 voti, che in realtà scendono a 115 in quanto va escluso il presidente Ignazio La Russa, che non vota. Dunque, nelle votazioni giornaliere, la maggioranza si ‘assottiglia’ fino a quota 106 voti. È infatti noto che i ministri, salvo per votazioni importanti, risultano spesso assenti giustificati. La maggioranza assoluta al Senato è pari a 104 (ai 200 senatori eletti vanno infatti aggiunti i 6 senatori a vita, che entrano nel computo della maggioranza assoluta). 

In definitiva, i numeri più ristretti al Senato diventeranno determinanti solo in occasione dei voti in cui è richiesta la maggioranza assoluta. 

Alla Camera, invece, i deputati che hanno ottenuto un upgrade e sono entrati nel governo sono in tutto 6 (Antonio Tajani, Raffaele Fitto, Eugenia Roccella, Pichetto Fratin, Francesco Lollobrigida). La maggioranza può contare su 237 voti, che scendono di una unità (236) perché il presidente, Lorenzo Fontana, non vota.

A Montecitorio la maggioranza assoluta è pari a 201, quindi il centrodestra ha 35 voti in più. Lo scarto con le opposizioni è di 76 voti: le forze di minoranza, nel loro insieme, possono infatti contare su 160 voti.