“Licia è fuori dalla partita, alla fine Giorgia ha vinto il braccio di ferro…”. La notizia dell’esclusione di Licia Ronzulli dal futuro governo di centrodestra comincia a diffondersi tra gli azzurri subito dopo il colloquio a Villa Grande tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. Un incontro, raccontano, franco, nel corso del quale la leader di via della Scrofa avrebbe resistito alla pressante richiesta del Cav di concedere alla sua fedelissima un ministero, se non di prima fascia, almeno con portafoglio.
Niente da fare, la presidente di Fratelli d’Italia, a quanto si apprende, sarebbe stata irremovibile sul punto, e allo stato, Ronzulli sarebbe fuori dal Cdm. Il condizionale è d’obbligo, perchè le trattative continueranno nella notte e fino all’ultimo momento tutto è possibile. Per capire il ‘no’ fermo della Meloni bisogna riavvolgere il nastro. Nel pomeriggio, raccontano, l’accordo nel centrodestra veniva dato per chiuso per assegnare a Ignazio La Russa la presidenza del Senato e a Riccardo Molinari, fedelissimo di Matteo Salvini, quella della Camera. Poi, qualcosa sarebbe andata storta. E il caso Ronzulli rischia di intrecciarsi con il voto in aula per il presidente del Senato, con il rischio di franchi tiratori nelle file azzurre.
Secondo i rumors raccolti in Transatlantico, a Montecitorio, Berlusconi sarebbe tornato alla carica per portare Ronzulli a palazzo Chigi, oltre Antonio Tajani (dato sempre in pole per gli Esteri). Da qui la necessità di un faccia a faccia tra il leader azzurro e Meloni (senza Matteo Salvini) per un chiarimento e sbloccare lo stallo che si era venuto a creare. Fatto sta che al termine del vis a vis, le quotazioni di Ronzulli al governo sarebbero iniziate a scendere.
Raccontano inoltre che la stessa famiglia di Berlusconi, a cominciare dalla primogenita Marina, non avrebbe affatto gradito l’attivismo di Ronzulli di questi giorni e il pressing di Marta Fascina a suo favore sul presidente di Forza Italia. Tra i papabili azzurri, comunque, per un posto nell’esecutivo ci sarebbero la presidente dei senatori uscente, Anna Maria Bernini e Alessandro Cattaneo, responsabile dei Dipartimenti di partito. Forza Italia avrebbe trovato un muro anche sulla rivendicazione di ministeri di serie A come Mise e Giustizia.
Se Ronzulli, come sembra, dovesse restare out, molti scommettono che potrebbe scattare la sua contromossa: i boatos dicono che potrebbe correre come capogruppo al Senato di Fi e in questo caso se la vedrebbe con Maurizio Gasparri e Gianfranco Miccichè, che non avrebbe ancora deciso se andare al Senato (è stato eletto il 25 settembre scorso) o restare all’Ars, in Sicilia. Se dovesse spuntarla come presidente dei senatori forzisti, Ronzulli potrebbe dare filo da torcere nella Camera alta all’alleato Fdi.
In ogni caso, l’esclusione della senatrice azzurra, attuale responsabile nazionale per i rapporti con gli alleati, potrebbe avere ripercussioni sui rapporti all’interno della coalizione (tant’è che si temono franchi tiratori al momento delle votazioni del presidente del Senato) e sullo stesso assetto organizzativo di Forza Italia, che, di fatto è nelle mani di due correnti, quella dei ronzulliani appunto e quella dei parlamentari vicini a Tajani. L’ultima parola, come sempre, spetterà a Berlusconi. La notte porta consigli, dice a mezza bocca un big azzurro, impegnato nella trattativa ad oltranza con Lega e Fdi sul risiko ministeriale, ancora da risolvere.
(Adn Kronos)