Tempo di lettura: 3 minuti

Il ‘decreto rave party’ accende il dibattito. Sotto i riflettori, nei giorni caratterizzati dal rave di Modena, la stretta varata dal governo Meloni. L’esecutivo, con il decreto approvato nel Consiglio dei ministri di lunedì, ha inserito nel codice penale l’articolo 434-bis, “Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”. A far discutere è soprattutto il testo secondo cui “l’invasione per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”.

Dal Viminale trapela la posizione secondo cui il provvedimento non limita la libertà di espressione e di manifestazione: “La norma anti-rave illegali interessa una fattispecie tassativa che riguarda la condotta di invasione arbitraria di gruppi numerosi tali da configurare un pericolo per la salute e l’incolumità pubbliche. Una norma che non lede in alcun modo il diritto di espressione e la libertà di manifestazione sanciti dalla Costituzione e difesi dalle Istituzioni”.

Il chiarimento non frena le critiche delle opposizioni. Enrico Letta, segretario del Pd, prende posizione su Twitter. “Il Governo ritiri il primo comma dell’#art434bis di riforma del Codice Penale. È un gravissimo errore. I #rave non c’entrano nulla con una norma simile. È la #libertà dei cittadini che così viene messa in discussione”, scrive Letta, chiudendo il suo post con l’hasthag #NoArt434bis.

Più approfondita, su Facebook, l’opinione di Giuseppe Conte. Nel decreto “compare una nuova fattispecie di reato” e per il leader del M5S “il modo in cui si è intervenuti è raccapricciante. Viene punito, sino a 6 anni, chi promuove, ma anche chi partecipa a un raduno che comporti invasione di edifici o terreni e coinvolga un numero superiore a 50 persone e dal quale può derivare un pericolo per l’incolumità pubblica o la salute pubblica”, scrive Conte. “L’intera struttura del reato -sottolinea il leader M5S – appare basata su un pericolo (‘può derivare un pericolo’) del tutto remoto con il risultato che la medesima offensività della condotta, già in ipotesi, risulta fortemente attenuata”. Per l’ex premier “questa norma non ha nulla a che vedere con il diritto penale. Questa norma è un docile strumento che, per la sua genericità, consentirà un esercizio discrezionale alle autorità preposte alla sicurezza e all’ordine pubblico. Si applicherà anche ai raduni negli edifici, quindi nelle scuole, nelle fabbriche, nelle università”.