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Fine dell’incubo per circa 70 residenti di via Morghen 63 e via Solimena 9. Dopo 46 giorni possono rientrare a casa, nello stabile interessato dalla voragine del 21 febbraio. L’ufficio sicurezza abitativa del Comune ha ritenuto idoneo il Certificato di eliminato pericolo. Il documento è stato redatto dal tecnico incaricato dal condominio, ingegner Vincenzo Pagliarulo, e trasmesso agli uffici comunali dall’amministratore. Non ci sono dunque rischi di stabilità per il fabbricato del Vomero. Restano però da completare i lavori in alcuni locali, al piano terra di via Solimena, di uso commerciale. Sono stati allagati il 9 marzo, e va rimossa parte dei fanghi. Il via libera consente di tornare nelle abitazioni fin da stasera. Tuttavia, solo alle 11 di domani l’Abc ripristinerà la fornitura idrica. Nella stessa giornata verranno riattivati gli altri servizi. La strada, invece, è stata riaperta al traffico alla vigilia di Pasqua.

Sempre domani, in via Morghen, è annunciata un volantinaggio della rete sociale No Box-Diritto alla città. Gli attivisti denunciano la condizione degli ex sfollati, “lasciati soli senza alcun sostegno morale, logistico, economico”. Si ricorda che “sino ad oggi hanno già speso 50.000 euro (emungimento fanghi)”. Ma si arriverà “probabilmente oltre i 150.000; da aggiungere a queste spese per alloggio provvisorio, danni agli appartamenti, perizie ecc.”. I No Box sottolineano che “risultano ufficialmente ancora ignote le cause della voragine”. Nel mirino c’è il Palazzo San Giacomo. “Con preoccupante frequenza – si legge nel documento – l’intera città, il Vomero e San Martino in particolare, è interessata da avvallamenti e dissesti ma il Comune non fa nulla per contrastare questa situazione ed i rischi ad essa connessi”.

Tra le vicende citate, la delibera del 28 marzo scorso. È l’atto di indirizzo finalizzato al monitoraggio della rete fognaria e del sottosuolo. Viene però bollato come “tardiva presa d’atto di una delibera dell’ente idrico campano di giugno 2023”. Inoltre, nella delibera si attribuisce all’elevato traffico di mezzi pesanti “una delle concause che danno origine ai dissesti”. Tuttavia, “a fronte di questa valutazione, l’Amministrazione non sa decidere nulla di meglio che far pagare un pedaggio ai bus turistici”. E la protesta andrà avanti.