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Non bastavano le decine di lecci abbattuti al Parco Mascagna, perché ritenuti malati. Tra Vomero e Arenella, c’è la Spoon River degli alberi. Tagliati e tombati, con una passata di cemento. In 14 mancano all’appello in via Bernini, in 15 in via Luigia Sanfelice. Altri 31 spariti in via Piscicelli, e 37 in via Altamura E un requiem, per tanti, risuona in via Simone Martini. Li sta censendo il Comitato San Martino. “È oramai una pessima consolidata abitudine – dice il presidente Franco Di Maurocementare le fossette degli alberi che sono stati abbattuti anziché sostituirli”. Il comitato ha scritto all’assessore Vincenzo Santagada. Il titolare della delega al Verde, nel rispondere, ha annunciato di aver girato la pratica agli uffici comunali.

Ma la conta delle fossette ha innescato altre segnalazioni. Cittadini indignati stanno contattando il comitato, per indicare dove dimoravano gli alberi, mai rimpiazzati. “Un effetto domino” spiega Di Mauro. Alcuni esercizi commerciali, inoltre, hanno investito del problema i rappresentanti di categoria. L’iniziativa ha messo il dito nella piaga. A Napoli molti rilevano una questione verde pubblico. Il Comitato San Martino, intanto, invoca un’inversione di tendenza. Rompere con il passato, e ripiantumare. Una rottura non solo simbolica. “Non crediamo – afferma Di Mauro – occorrano grossi capitali (la Guardia Forestale fornisce gratuitamente piante ed alberi) o imponenti macchinari per realizzare chissà quali manufatti”. Si chiedono delle squadrette con un martello pneumatico, per frantumare le lastre di cemento. E poi due giardinieri per piantare nuovi alberi. “Insomma una attività di gestione e manutenzione ordinaria – chiosa il presidente del comitato – che in questa città sembra essere cosa difficile se non impossibile”. A Santagada ha inviato una lettera anche Carmine Attanasio, ex consigliere comunale. L’invito è a inventariare tutte le fossette vuote della città, tramite il Servizio Giardini. L’iniziativa servirebbe a programmare nel prossimo bilancio i fondi per liberarle da cemento, alberi capitozzati e radici di essenze arboree defunte da tempo. Ma anche per acquistare il necessario al totale ripristino delle alberature stradali.

Ma il caso esiste, eccome. Proprio oggi, in piazza Arenella, si è registrato un episodio emblematico. Un esercizio commerciale ha installato un tavolino, nella fossetta di alloggio di un’alberatura. “Potremmo affermare che costa meno e non richiede annaffiature costanti” ironizza Maria Teresa Ercolanese, presidente del Comitato Gazebo Verde. Ad essere abbattuto, stavolta, è stato pure il tavolino. La rimozione è stata disposta dalla Polizia municipale, intervenuta per le proteste dei residenti. I responsabili sono stati sanzionati. Tuttavia questo “ci dà lo spunto per porre l’attenzione sul piano piantumazioni” sostiene Ercolanese. Un piano “che per molti lotti e municipalità non è mai partito”. La presidente di Gazebo Verde punta il dito contro “l’assenza di cura successiva dei giovani arbusti, che consiste per i nuovi impianti semplicemente in costanti annaffiature previste da contratto almeno per il biennio successivo”. Sotto accusa, ancora, ci sono i controlli delle istituzioni. E in generale la gestione del verde pubblico, di cui si sottolineano i “tanti errori”.