In data odierna i Carabinieri della Compagnia di Castellammare di Stabia, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Torre Annunziata, su richiesta di questa Procura della Repubblica, hanno proceduto all’arresto di una professoressa 40enne in servizio presso l’Istituto scolastico “Catello Salvati” di Castellammare di Stabia, in quanto gravemente indiziata dei reati di maltrattamenti, violenza sessuale, induzione al compimento di atti sessuali e corruzione di minorenne, commessi in danno di alcuni studenti – tutti minori degli anni 14 – della scuola media del predetto istituto.
La presente vicenda procedimentale trae origine dall’aggressione verificatasi in data 14 novembre 2024 ai danni di un’insegnante ad opera dei genitori di alcuni alunni frequentanti l’Istituto C. Salvati, per effetto della quale la docente e il genitore della stessa riportavano lesioni personali. Le indagini effettuate a seguito delle denunce sporte da alcuni dei genitori autori della suddetta aggressione, hanno permesso di accertare la genesi di quest’ultima. In particolare, sulla scorta di articolate e minuziose indagini, espletate sia dai Carabinieri che direttamente da questo Ufficio, che si sono giovate della audizione, in forma protetta, dei 6 minori direttamente coinvolti, dell’analisi dei file audio estratti dal telefono cellulare degli stessi e della docente, è emerso che quest’ultima, a partire dal mese di ottobre 2023, insegnante di sostegno di uno dei minori coinvolti, alla quale di fatto venivano affidati anche gli altri alunni, avrebbe sottoposto gli stessi a reiterate condotte di carattere sessualizzante, portandoli durante l’orario scolastico (con la scusa di impartire ripetizioni) in un’aula riservata della scuola, da lei stessa soprannominata “la saletta”, ove avrebbe ripetutamente mostrato loro del materiale video pornografico, intavolato continui discorsi di natura sessualmente esplicita (fatti di riferimenti a proprie esperienze “in materia” o di indicazioni su come e dove toccarsi o toccare, anche in parti intime, i partner, invogliato alcuni di loro a scambiarsi effusioni sessuali, arrivando finanche ad abusare sessualmente di uno di tali studenti, praticandogli in prima persona un rapporto orale. E ancora, una volta che l’accesso alla saletta veniva precluso, la professoressa avrebbe creato un gruppo su Instagram, chiamato appunto “la Saletta”, nell’ambito del quale gli unici discorsi effettuati erano quelli di contenuto esplicitamente sessuale, nel corso dei quali la stessa si relazionava direttamente con i minori sulla base di un rapporto di tipo sostanzialmente paritario.
Lo stato di soggezione degli alunni rispetto all’insegnante e le minacce da quest’ultima a loro rivolte di essere bocciati, di far andare i genitori in carcere e di mandare loro stessi in comunità – rafforzate dalla millantata relazione con un appartenente alle Forze dell’Ordine – avrebbero indotto i minori a mantenere il segreto sulle condotte poste in essere dalla docente. Solo la sospensione di uno degli alunni coinvolti avrebbe determinato le vittime a confidarsi con i propri genitori in merito ai comportamenti tenuti nei loro confronti dalla docente, supportando il loro racconto con alcuni messaggi dagli stessi scambiati tramite Instagram e Whatsapp con la professoressa.
Le indagini svolte nel prosieguo da parte dei Carabinieri della Sezione Operativa e della Stazione di Castellammare di Stabia, coordinate da questa Procura, hanno permesso di acquisire rilevanti riscontri alle dichiarazioni rese dai minori, rinvenendo sul telefono dell’insegnante, oggetto di sequestro, numerosi messaggi vocali dalla stessa inviati agli alunni, nonché materiale pornografico compatibile con quello descritto dalle vittime nel corso della loro audizione.
Le condotte ascritte all’indagata, per la loro estrema, intrinseca, gravità e per la loro incidenza negativa sull’equilibrio psicofisico dei minori, hanno reso necessaria l’adozione della più grave tra le misure cautelari, quella della custodia in carcere, peraltro prevista obbligatoriamente per legge per il reato di violenza sessuale in presenza di esigenze cautelari non diversamente tutelabili, in quanto ritenuta l’unica in grado di arginare il pericolo di reiterazione dei reati, anche in considerazione del fatto che, da un lato, la docente è ancora formalmente in servizio presso l’istituto scolastico di cui trattasi, e, dall’altro, la meno afflittiva misura degli arresti domiciliari non avrebbe consentito di inibirle effettivamente l’utilizzo della rete internet, con il conseguente pericolo di avere con altri minori ulteriori contatti analoghi a quelli per cui si procede. L’indagata, dopo le formalità di rito, è stata associata al carcere femminile di Benevento.