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Aumentano in maniera sensibile i procedimenti penali per violenze di genere, ma “anche le denunce” sottolinea Maria Rosaria Covelli, presidente della Corte d’Appello di Napoli. I numeri e le riflessioni sul tema arrivano dal convegno “Scenari giuridici e sociali della violenza di genere”, promosso dal suo ufficio giudiziario a Castel Capuano. “L’aumento di questi delitti – sostiene il ministro della giustizia Carlo Nordioc’è perché l’uomo ha perso il controllo su donne, esercitato per millenni”. L’intervento del guardasigilli chiude il convegno. E data al ’68 la svolta culturale, nelle relazioni di genere. “Mi sento umiliato come uomo davanti a certi reati” aggiunge Nordio. Secondo lui “la legislazione è adeguata, ma serve prevenzione”. Insomma mancano “educazione e rispetto”, e indica quanto avviene nelle famiglie.

Interpellato dai cronisti, il ministro si concede una battuta sull’attacco informatico al suo ministero.“La fantasia degli hacker – dice – galoppa più veloce delle leggi”. Del resto “sono riusciti ad hackerare perfino il Cremlino”. Sul caso indaga proprio la procura di Napoli, guidata da Nicola Gratteri. “Oggi – chiosa il ministro – il danno è riparato e siamo al sicuro”.

A Castel Capuano, tra i relatori c’è anche il sindaco Manfredi. In giro si vede il governatore De Luca, ma non parla. C’è consapevolezza di un fenomeno in crescita. Anche qui la violenza di genere registra numeri in salita, “come in tutta Italia” precisa Covelli. “Nel distretto la magistratura ha risposto alle sollecitazioni” assicura il procuratore generale Antonio Gialanella. Si riferisce a un”interpretazione normativa di “massima severità”. E cioè il rispetto dei termini acceleratori dell’attività inquirente: tre giorni per ascoltare la parte offesa, e massimo 30 giorni per emettere la misura cautelare. Ciò nonostante, ammette: “Questo non ha risolto concretamente il problema, perché ha risvolti sociali e culturali immensi”. Il nodo è “sicuramente quello culturale” anche per la presidente della Corte d’appello. “Bisogna agire sulla prevenzione – afferma Covelli -: vuol dire educazione nelle famiglie, nelle scuole, vuol dire informazione, vuol dire anche formazione di tutti noi operatori del diritto, del sociale”. E non ultima, serve una “sinergia interistituzionale”. Come in diversi campi, ma qui è più urgente.