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interviste di Gianmaria Roberti

Cinquanta euro per il certificato di morte naturale e settanta per il test del DNA in caso di cremazione: è questo il tariffario della nuova frontiera del business del “caro estinto”, che oggi ha portato all’arresto, tra carcere e domiciliari, di 67 persone. Tra i destinatari delle misure cautelari anche cinque dirigenti medici (per intascavano i soldi delle imprese funebri) e diversi impiegati dell’Asl Napoli 1 Centro, oltre a impiegati comunali dell’ufficio di stato civile e una trentina di imprenditori delle pompe funebri (due dei quali nel frattempo deceduti) insieme con diversi intermediari.

L’inchiesta – che in due anni ha documentato, anche in video, 300 episodi – è stata illustrata nel corso una conferenza stampa a cui hanno preso parte il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, il procuratore aggiunto Sergio Amato. Decine di kit per l’esame del DNA dell’Asl Napoli 1 Centro sono stati sequestrati stamattina dai militari del Nas negli uffici delle imprese nel corso delle perquisizioni eseguite contestualmente alla notifica degli arresti. Oltre ai kit sequestrate somme in denaro da quantificare e oltre 30mila euro come disposto dal decreto del gip. Il distretto sanitario nel quale si è concentrata l’attività investigativa è quella della zona del Chiatamone, a Napoli, dove in passato già erano emersi episodi relativi ai cosiddetti falsi invalidi. Emersi, nel corso degli accertamenti del Nas, numerosi casi di assenteismo che hanno visto protagonisti sanitari e l’emissione, sempre dietro compenso, di certificati per il pass disabili, da apporre sulle auto degli handicappati, anche. Presenti alla conferenza stampa il comandante del Nas di Napoli Alessandro Cisternino, il comandante generale Raffaele Covetti e comandante provinciale dei carabinieri di Napoli, generale Biagio Storniolo.