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“Siamo qui per festeggiare la riapertura del parco, il Comune di Napoli aveva garantito di farlo in 100 giorni: i 100 giorni sono passati”. Ironizza Franco Di Mauro, referente della rete sociale No Box. Al Vomero Arenella il Parco Mascagna è ancora chiuso, dopo 432 giorni. A settembre 2023 lo stop, in attesa del restyling. Avrebbero dovuto riaprirlo a febbraio 2024, per i lavori di riqualificazione. Invece la ditta appaltatrice ha rinunciato. La seconda azienda affidataria ha aperto il cantiere a inizio settembre scorso. “Ma anche stavolta – accusa Di Mauro –la promessa dell’amministrazione si è rivelata vana, tre mesi sono trascorsi, e dentro è ancora tutto sottosopra”.

E dopo tante proteste, gli attivisti scelgono una forma di dissenso alternativa. “Una rabbia gioiosa” sintetizzano con un ossimoro. Sono qui, a festeggiare “la non riapertura del parco”. Sul posto si esibisce la banda musicale Basaglia. Canti, balli e girotondi animano l’evento. “Si usa la scusa del ritardi ai raid vandalici” dice Maria Muscarà, consigliera regionale indipendente, tra i componenti del Comitato civico di tutela del Parco Mascagna. “I raid – sostiene Muscarà – sarebbero 2 ragazzini che scavalcano, per fare una bravata, o due cartoni bruciati e definiti incendio”. La consigliera la definisce “un’offesa all’intelligenza”. “Avremmo preferito – aggiunge – che l’assessore Santagada avesse spiegato i motivi per cui non si può aprire”.

Il clima è questo: oscilla tra collera e sberleffo. Qualcosa che richiama il situazionismo. E anche le assemblee degli anni ’70. Davanti all’happening di stamattina, un podista incuriosito si ferma. “Ho un figlio di due anni – racconta – dovrà portarlo in una ludoteca, qui non ci sono spazi verdi, è tutto pieno di palazzi”. Gli fa eco una mamma: “Partecipo perché ho un bambino di quasi 3 anni, purtroppo non so dove portarlo”. La banda intanto prende il sopravvento, col suo ritmo coinvolgente. Suona anche la “Canzone arrabbiata”, colonna sonora del “Film d’amore e d’anarchia” di Lina Wertmuller. E un po’ arrabbiati, un po’ festosi, sono anche i manifestanti