Genitori, nonni e ragazzi in piazza contro l’ennesima ondata di violenza giovanile. Presenti tanti politici e rappresentanti istituzionali, ma vengono – sia pur con garbo – messi all’angolo. Va in scena così l’ennesima manifestazione per invocare sicurezza a Napoli. In piazza Vanvitelli, al Vomero, teatro sabato scorso di una maxi rissa tra giovanissimi. L’ha indetta la Rete per la sicurezza, nata per il contrasto del bullismo e la tutela degli adolescenti.
Questo flash mob è un modo di riappropriarsi del territorio, dei luoghi delle scorribande. Non è il primo al Vomero e in città. E ora dalla politica, più che testimonianze, le famiglie vogliono fatti. Se ne accorge Antonio De Iesu, assessore comunale alla sicurezza. Un ex questore tutto d’un pezzo, ciò nonostante messo all’angolo senza troppi complimenti. Aveva appena preso il microfono, ribadendo che “è un dovere essere qui”. Ma le mamme lo interrompono, perché “questa è una manifestazione dei genitori, delle famiglie”. A De Iesu riconoscono la “sensibilità” di “averli ricevuti“, nei mesi scorsi. Ma adesso bisogna passare dalle parole ai risultati. E non solo al Comune di Napoli, ma in tutte le istituzioni.
Gli episodi si susseguono con inquietante puntualità. Dall’area collinare a Bagnoli, scossa dalle coltellate a due 15enni all’Arenile. Non ci sono zone franche, la scia di sangue appare senza soluzione di continuità. E nell’ultimo anno si contano pure i morti, da Francesco Pio Maimone a Giovambattista Cutolo. “Rivendichiamo il diritto a una crescita sana” dicono gli organizzatori. Napoli vive ancora un’emergenza, però il problema “è nazionale”. I cartelli esposti recitano ‘Facciamo luce sulla sicurezza’, ‘Una città sicura è una città viva’, ‘Il futuro della società si costruisce insieme’, ‘Senza giovani non c’è futuro’. I partecipanti sono invitati a dipingersi un segno bianco sulla faccia, e ad azionare le luci dei telefonini. Sono torce simboliche, per accendere un faro sulla violenza. Sperando in una risposta concreta.