Venere degli stracci in chiesa, si alza il livello dello scontro. Non arretra, ad esempio, il comitato civico Portosalvo. Il presidente Antonio Pariante, per primo, ha sollevato il caso del trasloco dell’opera. Appena smantellata da piazza Municipio, a breve finirà a San Severo al Pendino. La chiesa è di proprietà comunale, e spesso ospita attività culturali. Tuttavia, per Pariante la presenza della Venere di Pistoletto è “impropria e irrispettosa verso la sacralità del luogo”. Un carattere rivendicato anche oggi, per San Severo al Pendino. “Contiene ancora elementi sacri come l’altare e altro” si sottolinea.
Il comitato Portosalvo ha lanciato una petizione online, per opporsi alla scelta. Una decisione ritenuta dubbia pure sul piano giuridico. Nel 1995, un decreto arcivescovile ridusse la chiesa ad ‘uso profano non indecoroso’. Non si celebra più, se non in eventi particolari. Ma ciò non implica lo status di ‘sconsacrata’. Secondo il diritto canonico, questo potrebbe avvenire solo se il tempio fosse profanato. Per intenderci: se vi avessero compiuto atti blasfemi. Inoltre Pariante, per autorizzare la Venere, ritiene serva un provvedimento formale dell’Arcidiocesi di Napoli. Benché appartenente ad un ente pubblico, infatti sull’edificio l’ultima parola spetterebbe alla Curia. Un effetto di norme civili ed ecclesiastiche, previste dal Concordato. Per tutte queste ragioni, il comitato chiede al Comune di Napoli di valutare una diversa sistemazione. Tra le ipotesi, la petizione cita il Museo Madre (della Regione) o il Pan (comunale). “Facciamo appello – si legge – alla vostra sensibilità e al vostro amore per l’arte e la libertà di espressione, ma anche al rispetto dei luoghi di preghiera e di pace”.
Contro il trasferimento in chiesa anche Fratelli d’Italia. Parla di urto alla “suscettibilità dei cattolici” una nota firmata dal coordinatore cittadino Marco Nonno, dal vice Luigi Rispoli e dal consigliere comunale Giorgio Longobardi. E una proposta alternativa arriva da Ercolano. “La Venere degli Stracci sia collocata nel mercato di Resina” invocano il M5S ed Europa Verde della città vesuviana. L’appello è lanciato ai due sindaci Manfredi e Buonajuto, per tenercela almeno 3 mesi. L’idea nasce per valorizzare l’antico mercato degli abiti usati. Nato nel Secondo Dopoguerra nell’area di Pugliano, raggiunse il suo splendore negli anni 60/70. “Ercolano – spiegano pentastellati e verdi – antesignana dell’ecosostenibilità, in termini di riciclo, riuso e riutilizzo, meriterebbe l’installazione dell’opera, il suo habitat naturale”. E magari farebbe contenti molti cattolici.