NAPOLI – Se Napoli vuole uscire dalle emergenze e proiettarsi nel futuro, ha bisogno di una visione. L’attuale amministrazione guidata da Gaetano Manfredi, secondo il presidente della Fondazione Ottimisti & Razionali Claudio Velardi, questa visione, ce l’ha. Tant’è che questa mattina ha chiamato a raccolta nella sala giunta di Palazzo San Giacomo 8 tra esperti e operatori economici per chiedersi con l’assessore al bilancio Pier Paolo Baretta, una volta portato a casa il Patto per Napoli, non cosa la città può fare per loro ma cosa loro fanno e potranno fare per la città.
Ha iniziato il girotondo Michelangelo Suigo, External Relations Communication & Sustainability director di Inwit, l’azienda che si occupa di digitalizzazione con l’impiantistica della rete mobile ultraveloce di Internet. “A Napoli abbiamo già garantito la copertura col 5G al campus universitario di San GIovanni a Teduccio e alla stazione di piazza Garibaldi. Ora siamo pronti a dotare l’intera linea metropolitana della rete Internet in modo tale da far funzionare i cellulari anche nelle stazioni e renderle più sicure”.
Mattaeo Mammì, manager di Helbiz, azienda che si occupa di micromobilità elettrica condivisa: uno dei due operatori presenti a Napoli con i monopattini elettrici, per intenderci. Bene: qui ci sono numeri e prospettive per certi versi finanche inaspettati: “Siamo presenti a Napoli dal settembre del 2020 e già oltre 100.000 napoletani hanno utilizzato i nostri mezzi, per quasi 1 milione di corse e quasi 5 milioni di chilometri percorsi. Il nostro obiettivo è facilitare la copertura dell’ultimo miglio per far raggiungere la meta ai cittadini, di solito il più difficile data l’alta densità abitativa. Con 900 monopattini, a Napoli, rispetto ad altre città, riscontriamo un tasso di vandalismo sui nostri mezzi inferiore alla media. Ma per migliorare abbiamo bisogno di più stalli per i parcheggi, più piste ciclabili e una raccolta dati migliore. Per quest’ultima, stiamo lavorando con l’assessore alla mobilità Edoardo Cosenza per capire anche i flussi dai Comuni dell’area metropolitana”.
Marcello Di Caterina, vicepresidente di Alis, l’associazione che raggruppa 1800 aziende per 40 miliardi di fatturato aggregato nel campo del trasporto intermodale e della logistica portuale, ha battuto, visto il caro energia, soprattutto sugli incentivi sul modello mare-bonus e ferro-bonus. “Un sistema per garantire l’intermodalità”.
Antonio D’Apuzzo, Site development Head di Novartis, la multinazionale svizzera del farmaco con 67 sedi in giro per il mondo e un impianto a Torre Annunziata che dal 2020 è anche un campus per l’innovazione dando spazio alle start-up del territorio che hanno bisogno di essere accompagnate sul mercato: “Vogliamo restiture in questo modo un altro valore aggiunto: l’investimento sui talenti campani. Tant’è che da noi si lavora a un’app nata all’Università di Salerno che dà la possibilità di monitorare da remoto i malati oncologici dando loro una migliore qualità di vita”.
Erasmo D’Angelis è il Segretario generale dell’Autorità di Bacino ed è un esperto di grandi rischi: in una città dove il 51% degli edifici è in muratura, in un’area metropolitana dove il 65% del territorio è urbanizzato, dove 40.000 persone convivono col rischio inondazioni e altrettante col rischio frane e dove negli ultimi anni si sono registrati almeno 20 fenomeni climatici estremi, poichè prevenire è meglio che curare, si è detto pronto ad inserire l’area metropolitana di Napoli in una piattaforma informatica multirischio già operativa per Roma, Catania e Bologna per monitorare ogni tipo di rischio naturale: da quello dei terremoti a quello del Vesuvio. “Una statistica paradossale: già una quindicina di anni fa, l’Ordine degli Ingegneri calcolò che, per mettere in sicurezza contro il rischio sismico tutti gli edifici italiani, occorrevano 100 miliardi di euro. Si disse che quei soldi non c’erano. Ma solo per gli ultimi 3 terremoti che abbiamo patito, L’Aquila 2009, Emilia Romagna 2012 e Italia Centrale 2016, abbiamo dovuto spendere rispettivamente 17, 12 e 23,5 miliardi: quasi la metà. Ogni anno, l’Italia spende tra gli 8 e i 10 miliardi per risarcimenti e ripristini dovuti a calamità naturali. Ma proprio Napoli può essere un esempio virtuoso di previsione e prevenzione”.
Gianuca Ciullo, Business development & Project Management di Rina, si occupa di rigenerazione urbana. “Affinchè una città diventi una smart city, la tecnologia non deve essere mai fine a se stessa. Qui a Napoli stiamo già impegnati in 2 progetti: la cittadella della Polizia a Scampia e il rifacimento energetico del Museo e del Real Bosco di Capodimonte”.
Giancarlo Carriero è consigliere delegato per il turismo dell’Unione Industriale di Napoli: “Negli ultimi 10 anni, nonostante una interlocuzione costante col Comune, tutti i nostri progetti sono stati affossati dall’incapacità di spesa dell’ente. Napoli, quindi, ha visto un aumento tumultuoso del turismo, ma un aumento non gestito bene. Ora, per governarlo, serve un ufficio comunale con competenze specifiche. C’è bisogno di conoscere i dati dei flussi. C’è bisogno di un coordinamento costante tra varie istituzioni che impattano in questo mondo, dalle aziende di trasporto alle Sovrintendenze. E c’è bisogno di una comunicazione coerente. Un ufficio ad hoc, poi, serve per il turismo congressuale che già ora rappresenta il 40% del turismo napoletano sebbene la Mostra d’Oltremare che, a tal proposito, potrebbe essere il nostro volano, non sia valorizzata. Nel 2019, Napoli ha contato 3,8 milioni di presenze turistiche. Ci è sembrato di toccare il cielo con un dito. Ma Firenze ne ha avuti 12 milioni e Barcellona 20. La differenza la fanno anche i posti letto alberghieri: Firenze ne ha il triplo di Napoli; Barcellona 5 volte tanto”. Lasta but not least: “Se vogliamo davvero scommetere sul turismo, i trasporti, nei giorni festivi, devono essere rafforzati, non ridotti (come è capitato a Pasqua, ndr)”.
Simona Benedettini (energy analist della Fondazione Ottimisti & Razionali) ha fatto capire come Napoli possa diventare un modello nella produzione di energia rinnovabile, il filo rosso che lega ogni ipotesi di sviluppo.
Infine, l’assessore Baretta: “Occorrono cabine di regia e laboratori come questo promosso dalla Fondazione Ottimisti e Razionali: occorrono digitalizzazione, mobilità sostenibile e decoro in senso lato. La nostra visione di sviluppo prevede una intensa collaborazione pubblico-privato su tre aspetti fondamentali: quello merceologico, a cominciare dalla filiera agro-alimentare come detta il Pnrr. Per lo sviluppo della cultura e del turismo, due aspetti legati più che mai a Napoli. E per lo sviluppo della logistica. Per questo, abbiamo due gambe su cui camminare: il risanamento del bilancio e il Pnrr. Per il risanamento del bilancio, il Patto per Napoli dura 20 anni ma è nei prossimi 4 o 5 che si gioca la partita della sua efficacia. E in questo lasso di tempo conto di fare quelle 4 – 5 scelte irreversibili che mettano in sicurezza la città anche con un ipotetico, futuro cattivo amministratore, sebbene Manfredi abbia davanti a sè altri 9 anni e mezzo di governo. Proprio per questo, l’occasione da cogliere è adesso. E adesso stiamo cercando di capire se c’è un punto di contatto tra il debito da risanare e la mole di risorse a disposizione che ci mette il Pnrr”.