“Allarga le maglie”. “No, rende la città più decorosa, accogliente e vivibile”. Il duello va in scena sul regolamento per le occupazioni di suolo pubblico a Napoli, tra il consigliere Gennaro Esposito e l’assessore Teresa Armato. Il ring è la commissione Polizia Municipale e Regolamenti, presieduta da Pasquale Esposito. Gennaro Esposito va all’attacco della modifica, proposta da delibera della giunta Manfredi. Il tema infiamma: tanti cittadini protestano, per l’invasione di tavolini e dehors. La riforma è attesa dal voto finale in aula. Secondo il consigliere, sancirà una “ulteriore occupazione di suolo pubblico”. Quindi incalza: “Già abbiamo un gap relativo al controllo, cosa accadrà se allarghiamo ancora di più le maglie?”.
Gennaro Esposito, professione avvocato, ha studiato il dossier. Eletto con la civica Manfredi Sindaco, da poco è passato ad Azione, iscrivendosi al gruppo misto. Resta leale alla maggioranza, ma ricorda il “mandato” dei suoi elettori. È infatti presidente del Comitato Vivibilità cittadina, e da anni si batte contro il dilagare di tavolini. L’acme della requisitoria si raggiunge su un punto del regolamento. “È un atto criminale – accusa Esposito – la riduzione di 1.20 metri dello spazio ai pedoni del Centro Storico”. La riforma prevede, appunto, di confermare una vecchia disposizione, inserita nel regolamento del 2014. Si tratta dei criteri generali di collocazione: riportandosi al Codice della strada, si fissa in 2 metri la distanza dei dehors dal marciapiede. Tuttavia il limite scende a 1.20 metri nelle zone di rilevanza storico-ambientale, o in presenza di particolari caratteristiche geometriche della strada. Esposito chiede di cancellare la norma. Questo perché 10 anni fa, forse, non si pensava all’odierno boom turistico. E oggi le vie del Centro Storico straripano di visitatori, rendendo improbe le strettoie. “Abbiamo visto – arringa il consigliere – ambulanze bloccate nei vicoli di via Benedetto Croce piuttosto che ai Quartieri Spagnoli”. In pratica, qui sarebbe “in gioco la vita delle persone”. All’assessore, Esposito domanda: “Lei si è fatta carico di questo problema?”.
Ma Armato respinge le critiche. Palazzo San Giacomo considera il testo un buon compromesso. Terrebbe insieme le esigenze delle attività commerciali, il rispetto delle caratteristiche architettoniche, di decoro e di vivibilità. “Il regolamento serve non ad allargare – sostiene l’assessore al commercio – ma a disciplinare meglio alcune cose che ci sono”. Armato si sente la “coscienza a posto”, e rivendica “il lavoro fatto”. Difende anche i controlli (“abbiamo inasprito le sanzioni, ci sono esercizi commerciali chiusi”). E sventola pure la delibera sullo stop triennale alle licenze, nel Centro Antico. Per l’assessore, l’atto “ha migliorato la qualità della vita, e grazie a questo chi vuol fare impresa commerciale ora si sposta verso le periferie”. Armato, insomma, non ci sta. Se Esposito rimprovera il mancato ascolto delle associazioni, lei risponde col coinvolgimento di Sovrintendenza, Università e Camera di commercio. “Non l’abbiamo fatta chiusi in una stanza”. E magnanima concede ai consiglieri: “Le proposte della giunta possono essere corrette, è un vostro diritto”. Esposito annuncia battaglia in consiglio, ma sarà dura.