A Napoli la raccolta differenziata è ferma al 40% (dati 2022 dell’Osservatorio regionale sulla gestione dei rifiuti), ma la città è la terza più cara in Italia per la Tari. Non solo, perché la tassa sui rifiuti schizza da 455 a 491 euro, nel giro di un anno. Lo dice la rilevazione dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, giunta alla 16esima edizione. L’indagine assegna pure alla Campania la maglia nera. Qui si paga la Tari più salata, con una media di 416 euro, 2 euro in più del 2022 (variazione +0.5%). La media nazionale, per dire, è di 320 euro, quasi 100 euro in meno.
Il monitoraggio sul costo per lo smaltimento dei rifiuti, in tutti i capoluoghi di provincia, prende come riferimento una famiglia tipo composta da 3 persone ed una casa di proprietà di 100 metri quadri. Ma se i campani pagano, in media, più di tutti, ci sono differenze nell’ambito della regione. Più vicina alla media italiana è Avellino, dove la Tari costa 326 euro: un anno fa la tariffa era 343 euro (-5,1%). A Caserta la spesa resta di 368 euro, come nel 2022. A Benevento si pagano 442 euro, in lieve diminuzione (-0,8%) dai 445 euro di 12 mesi fa. A Salerno il costo è di 451 euro: l’anno scorso (-1,2%) era di 456. Infine c’è Napoli. Nel capoluogo di regione si registra il costo più elevato, ma anche l’aumento più sensibile (8,0%).
Una crescita media del costo si registra anche a livello nazionale. Ma l’incremento è del 2%. Nemmeno a dirsi, la spesa più elevata è al Sud. Campania a parte, ben sette capoluoghi di provincia meridionali nella top ten dei più cari. Tra i campani, oltre a Napoli, anche Salerno e Benevento. Catania peggio di tutti: una famiglia spende mediamente 594 euro all’anno. Le tariffa più bassa, tra le regioni, nelle Marche (250 euro). Fra i capoluoghi di provincia è Udine il più economico (181 euro). Sono 54 i capoluoghi colpiti da aumenti tariffari, soltanto 20 quelli in diminuzione. L’incremento più elevato è a Latina (+31,2%), la riduzione più consistente ad Imperia (-23,3%).