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Nuovo suicidio nel carcere napoletano di Poggioreale: si tratta del terzo dall’inizio del 2024. Il detenuto, secondo quanto si apprende, aveva una fine pena a breve termine. A confermare il decesso è il provveditore per le carceri della Campania Lucia Castellano: “Il detenuto era afflitto da una situazione personale particolarmente difficile – dice il provveditore all’Ansa – MI sono già attivata ma la situazione del carcere di Poggioreale, il più affollato d’Europa, è particolarmente complicata”. Secondo quanto si è appreso è in corso una indagine per fare luce sull’accaduto.  

Aggiornamento 

Aveva 34 anni e sarebbe uscito tra poco più di un mese il detenuto che si è tolto la vita nel carcere di Poggioreale a Napoli. La casa circondariale partenopea, come è stato evidenziato dal provveditore per le carceri della Campania Lucia Castellano, ospita ben 2100 detenuti a fronte di una capienza massima che dovrebbe invece essere di circa 1500-1600 detenuti. Alcuni giorni fa, nell’arco di poche ore, nella stessa struttura penitenziaria si sono tolti la vita due detenuti. E anche su quelle morti sono in corso degli accertamenti da parte degli inquirenti. 

“Sono molte, troppe, le criticità che più volte hanno denunciato i sindacati: troppi detenuti pochi agenti in condizioni strutturali difficili. La salute mentale in carcere è una chimera i soggetti con deficit mentale vanno presi in carico dalla sanità regionale. Bisogna dire che la percezione diffusa degli operatori penitenziari è che la malattia mentale tra la popolazione detenuta sta aumentando in maniera esponenziale e che le risorse a disposizione sono scarse ed inadeguate con pochi strumenti di sostegno terapeutico in più con una popolazione di 7400 detenuti in Campania ci sono solo due Rems con lunghe liste di attesa. Inoltre solo a Poggioreale mancano 150 agenti dalla pianta organica, 600 in tutta la Campania”. Lo sottolinea in una nota l’Uspp, con il presidente Giuseppe Moretti e il segretario regionale Ciro Auricchio. L’Uspp chiede “l’istituzione di un osservatorio sulle carceri della Campania”.

“I suicidi in carcere hanno un tasso venti volte superiore alla media nel nostro Paese. Che cosa sta succedendo nelle nostre carceri? I detenuti che si suicidano non hanno un fine pena mai, come nel caso anche dell’ultimo detenuto di Poggioreale che sarebbe uscito da qui a un mese. Quindi sono detenuti con una fragilità che entrando in carcere tentano il suicidio o ci riescono, detenuti che si suicidano anche se a breve devono uscire. Allora la politica e le istituzioni ai vari livelli, cosa possono fare per intervenire? Sono tristi le percentuali dei suicidi a cui si aggiungono i tentati suicidi, sventati grazie al pronto intervento degli agenti di Polizia penitenziaria e dei compagni di cella. Tante anche le forme di autolesionismo. Il fenomeno non è facile affrontarlo, la complessità del suicidio rende necessario un lavoro di gruppo, perché è necessario agire sull’organizzazione delle carceri, sulle figure professionali che mancano, come quelle di ascolto che fanno da ponte tra l’interno e la famiglia, l’interno e la magistratura, l’interno e l’esterno della società civile. Bisogna intervenire sui programmi di trattamento nelle carceri. Molte volte i detenuti vivono un tempo vuoto, non svolgono attività trattamentali, di socialità o di lavoro. Bisogna intervenire anche con progetti che vedono coinvolti le esperienze di volontariato e del Terzo settore”, così il Garante campano delle persone private della libertà personale Samuele Ciambriello.